5.a domenica Quaresima
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5.a domenica Quaresima

In questa Quaresima stiamo facendo un cammino, che ci dovrebbe portare, proprio, a incontrarci e a vedere Gesù. Siamo come quei Greci dei quali ci parla il Vangelo, che si avvicinano a Filippo, e al quale chiedono “vogliamo vedere Gesù”: le autorità religiose complottano e hanno già deciso di uccidere Gesù, soprattutto dopo che ha risuscitato Lazzaro, e, invece, questi "giudei¬-stranieri" non solo lo stanno cercando ma desiderano pure vederlo. Stiamo facendo questo cammino di Quaresima, perché anche noi “vogliamo vedere Gesù”.
Abbiamo cercato di stare con il Signore, già da piccoli, quando abbiamo ricevuto il Battesimo e gli altri sacramenti, e ci siamo convinti che nella nostra vita stiamo sempre con il Signore. Ma, conosciamo veramente il Signore? Seguiamo e viviamo sempre la sua Parola? Oppure siamo o siamo stati come il popolo Ebreo, di cui ci parla Geremia nella prima lettura? Un popolo che, dice Dio, un popolo che ha infranto la Sua Alleanza? Anche noi, continuamente, nella nostra vita, con il nostro peccato, infrangiamo l’Alleanza, l’amicizia con Dio. Specie quando “non vediamo segni della sua presenza e del suo amore”, perché, magari, Dio non soddisfa le nostre richieste: e allora, la nostra fede crolla. Ci allontaniamo dalla sua amicizia, perché, forse per me mettere in pratica i comandamenti, significa solo seguire delle determinate regole, e non significa far entrare la Parola di Dio dentro il mio cuore, perché mi cambi e mi trasformi. “Porrò la mia Legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore”, ci dice Dio, attraverso le parole di Geremia.
Filippo e Andrea vanno da Gesù, che risponde loro, annunciando che è giunta l’ora che il Figlio dell’Uomo sia glorificato. Gesù, in tutta la sua vita è stato sempre in unione con il Padre, sia con le sue parole sia con le sue opere, e ora è il momento di dimostrarlo, attraverso il suo martirio; e Gesù annuncia il mistero pasquale con la metafora del chicco di grano che morendo nel terreno si spacca e così può uscire fuori la piantina e portare frutto: “se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo: se invece muore, produce molto frutto”. E allora, la crocifissione, la morte di Gesù, evento triste, la sua morte diventa vita che dona la vita a ciascuno di noi e a tutti i nostri fratelli che sono già morti. Anche noi, discepoli di Gesù, siamo invitati a essere il chicco di grano, che cade in terra e muore per produrre molti frutti. Se non ci trasformiamo in seme che produce frutti buoni per gli altri, allora la nostra vita è inutile, è sprecata.
Gesù continua il suo discorso dicendo: “Se uno mi vuol servire, mi segua”, e, “Se uno serve me, il Padre mio lo onorerà”: dobbiamo andare dietro a Gesù per divenire come Lui. Anche noi dobbiamo essere il chicco di grano che muore, per produrre frutti abbondanti di Pace e di Amore, e, come Lui, dobbiamo offrire noi stessi a Dio Padre. Infatti, dice Gesù “che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? (cosa che noi chiediamo continuamente nei momenti di dolore). Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora – continua Gesù! Padre, glorifica il tuo nome”: Gesù, a differenza nostra, accetta pienamente la volontà del Padre: “non sia fatta la mia, ma la tua volontà”.
“Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore”.