19 domenica Ordinario
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19 domenica Ordinario
Forse anche noi, in qualche momento della nostra vita, abbiamo perso la voglia di vivere, e abbiamo chiesto al Signore di prenderci, perché non riuscivamo più ad andare avanti e affrontare tutte le sofferenze che stavamo vivendo. Pensiamo al lavoro che non si riesce a trovare, alle sofferenze che ci opprimono, qualche volta non riusciamo a entrare in dialogo con gli altri, abbiamo difficoltà economiche, notiamo che tanti negozi stanno chiudendo per fallimento, abbiamo tante malattie, e oggi abbiamo anche la pandemia che non ci vuole abbandonare, e in un momento di sconforto forse anche noi ci siamo rivolti a Dio con le stesse parole di Elia: ”Ora basta, Signore! Prendi la mia vita”. Non ce la faccio più.
Anche Elia ha dovuto affrontare tante difficoltà, e nel brano odierno lo troviamo nel deserto dove si è nascosto per sfuggire all’ira della regina Gezabele, della quale aveva ucciso alcuni suoi sacerdoti. Però, anche in mezzo alla sofferenza, c’è sempre la presenza amorevole del Signore verso ciascuno di noi: un angelo si presenta ad Elia e lo esorta a mangiare una focaccia, “perché è troppo lungo il cammino per te”, gli dice. Elia deve continuare la sua missione come profeta e ha bisogno del pane che Dio gli dona, per poter essere sempre forte e non lasciarsi condizionare dagli avvenimenti negativi della vita. È lungo il cammino che Elia deve ancora affrontare, ed è lungo anche il nostro cammino, e anche noi abbiamo bisogno del “pane” che ci dia la forza per superare le difficoltà.
Talvolta, nelle sofferenze, anche la fede, che pensiamo di avere, crolla, e noi cambiamo subito il nostro atteggiamento, che può diventare negativo. Paolo, rivolto agli Efesini, li esorta, ed esorta anche ciascuno di noi, con queste parole: “Non vogliate rattristare lo Spirito Santo… Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze, con ogni sorta di malignità”. Nel nostro cammino che compiamo in questa vita dobbiamo essere imitatori di Dio e dobbiamo vivere la stessa carità, lo stesso amore di Gesù Cristo, che si è offerto a Dio Padre e a tutti gli uomini. Anche noi abbiamo bisogno del “pane” vero, che ci dia la forza per andare avanti.
Anche oggi continuiamo con la lettura del capitolo sesto di Giovanni, che ci indica che il vero pane disceso da cielo che è nostro nutrimento, lo troviamo nella carne, nel sacrificio del Figlio di Dio: Gesù è il vero pane disceso dal cielo, che il Padre ha mandato per la salvezza del mondo. Gesù stesso, in tutto il capitolo e nel brano odierno, si definisce come il pane che deve essere il nostro nutrimento, e dichiara varie volte “Io sono ilo pane disceso dal cielo”, “Io sono il pane della vita”, “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo”, e, conclude questo brano del vangelo, affermando: “Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.
Spesso ci lamentiamo per tanti disordini che sono presenti nella nostra famiglia, all’interno della nostra comunità e in tutta la società. Perché tutto questo disordine? Forse perché non ci nutriamo veramente della Parola e del Corpo del Signore, e ci lasciamo guidare da tanti aspetti umani che ci portano all’odio, allo sdegno e alle maldicenze nei confronti dei nostri fratelli. Dobbiamo essere immagine dell’amore di Dio e di Gesù! Lasciamoci attirare dalla Parola e dal corpo di Gesù, per essere delle persone nuove, diverse, piene di amore.
“Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.