29 domenica Ordinario
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29 domenica Ordinario
Certamente ci lascia stupiti, nel brano del Vangelo, la richiesta che Giacomo e Giovanni, due seguaci di Gesù, gli rivolgono. Gesù aveva appena annunciato la sua Passione, e noi ci saremo aspettati che Giacomo e Giovanni, assieme agli altri apostoli, fossero rimasti turbati per questo doloroso annuncio della passione, e invece, Giacomo e Giovanni chiedono i primi posti, chiedono i posti di prestigio nel Regno che Gesù ha annunciato. Questa richiesta suscita sdegno negli apostoli, perché tutti avevano la stessa ambizione e lo stesso desiderio. Anche li altri apostoli avevano il desiderio del potere.
Gesù è pessimista verso questo atteggiamento umano e chiede di rifiutare ogni ambizione di potere: infatti, dice “Chi tra voi vuole essere il primo si faccia servo di tutti”. Considerando questa realtà, siamo portati subito a pensare e a giudicare male la realtà politica che abbiamo, dove spesso è al primo posto il desiderio di emergere, il cercare di dominare sugli altri. Ma Gesù, in questo brano, non parla per deplorare l’arroganza e le degenerazioni del nostro potere politico.
Gesù rivolge la sua Parola, principalmente agli apostoli, cioè alla Chiesa e a tutti noi che dobbiamo dare un volto alla Chiesa. Cioè, chiede la nostra conversione; solo se, come Chiesa, siamo una comunità libera da ambizioni di potere, solo così possiamo rivolgerci agli altri invitandoli ad avere un nuovo modo di vivere, diverso dallo spirito umano di possesso e di dominio sugli altri. Purtroppo, anche all’interno della Chiesa, abbiamo visto, e vediamo anche oggi, che è presente il desiderio di emergere, di essere un posto avanti agli altri: e questo vale per noi sacerdoti, e vale anche per tutte le persone che collaborano all’interno della comunità. La Chiesa è composta da persone umane, e in tutti noi è presente il desiderio del potere: sia all’interno della famiglia, sia nel rapporto con gli altri, e sia all’interno della nostra comunità: basta che abbiamo anche un piccolo ruolo, un semplice compito da svolgere, che subito ci consideriamo migliori e ci consideriamo più in gamba degli altri. Forse qualche volta, vedendo le persone che svolgevano il loro compito, siamo stati gelosi come gli apostoli nei confronti di Giacomo e Giovanni per la loro richiesta al Signore: avremo preferito che quel compito fosse stato affidato a noi per poter emergere sugli altri e manifestare il nostro dominio sulle persone che, magari, consideriamo inferiori a noi.
Quante volte i nostri politici dicono che esercitano il loro potere solo per il bene dell’Italia? Quante volte noi che esercitiamo il nostro piccolo compito all’interno della comunità diciamo che lo svolgiamo per il bene della Chiesa e non perché siamo altezzosi e vogliamo essere come Giacomo e Giovanni, al primo posto, superiori riguardo agli altri?
L’esempio che dobbiamo seguire nella nostra vita è l’esperienza stessa di Gesù, che non è venuto sulla terra per essere glorificato dalle persone umane, ma che è venuto “per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.
“Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti”. E questo significa che anche noi, come ha fatto Gesù, dobbiamo accettare la Croce sulle nostre spalle. Io devo servire gli altri, imitando Gesù nel suo servizio: deve essere questa la carta d’identità che dobbiamo avere noi cristiani, e nella nostra carta d’identità come “Professione” che esercitiamo ci deve essere scritto “Servizio”.