25 domenica Ordinario
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25 domenica Ordinario
Come persone e come cristiani ci rendiamo conto che nella nostra società ci sono tante cose che non vanno bene e che vorremo cambiassero: vediamo tante guerre e contrasti tra nazioni, sfruttamento degli altri (donne e operai), tanti furti e assassini; anche all’interno delle nostre famiglie notiamo che ci sono tante liti e discussioni che possono portare al peggio. C’è molto da cambiare, perché sembra che noi uomini siamo orientati verso l’ingiustizia e verso il dominio sugli altri. È una realtà che è stata sempre presente nell’umanità e che ci presenta anche il libro della Sapienza, che ci mostra la mentalità umana che dice: “Tendiamo insidie al giusto … - mettiamolo alla prova … - condanniamolo a morte …”.
Anche Giacomo nella sua Lettera condanna l’insidia e i desideri malsani che rivolgiamo verso gli altri, e afferma che il male che è presente nel mondo dipende dalle nostre passioni e dai nostri desideri umani, mentre dovremo essere guidati dalla Sapienza che è pura, pacifica, mite, arrendevole, misericordiosa e imparziale, mentre, invece, noi ci lasciamo guidare dalla nostra mentalità di possesso. È molto difficile seguire la Parola di Dio, spesso la interpretiamo a nostro modo e a nostro favore.
Anche Gesù ha incontrato molte difficoltà con i farisei che lo accusavano di aver bestemmiato, e ha incontrato molte difficoltà anche con i suoi apostoli che non accettavano che lui dovesse arrivare alla morte in croce: per lui volevano un posto di prestigio, di gloria e non la sofferenza della morte in croce. Il modo di ragionare da parte di Dio è molto diverso dal nostro modo di pensare: dopo che Gesù annuncia la sua passione, i discepoli discutono chi tra loro sarebbe stato il più importante, il più grande. Prevale sempre la mentalità umana del successo, della gloria, del dominio sugli altri.
La mentalità di Gesù è diversa dalla nostra mentalità di successo umano. Gesù non rimprovera e non giudica i suoi, ma cerca ancora di educarli, come cerca di educare anche tutti quanti noi. E Gesù prese un bambino, lo pose in mezzo a loro, e, abbracciandolo disse loro: chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me. Siamo invitati a diventare piccoli come i bambini, che accolgono e si lasciano guidare dalla parola degli altri e che sono sempre pronti e disponibili verso tutti. Dobbiamo essere sempre “piccoli” per poter crescere, e non dobbiamo essere delle persone “piccine” che si lasciano guidare dai propri interessi e dall’egoismo.
Tutti noi vorremo essere primi in tutto, e Gesù ci indica la strada per essere primi, dicendo “Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”. Per la nostra mentalità, questo è molto difficile da realizzare, ma in questo periodo abbiamo questa possibilità. Parlo spesso di accoglienza: tanti migranti, da tanti anni, sbarcano da noi e ci chiedono aiuto; anche tanti afgani hanno bisogno della nostra solidarietà. Come è il nostro atteggiamento verso di loro? Tanti politici li rifiutano, per il bene della nostra nazione, e anche noi cristiani ne siamo stufi e li consideriamo un peso, e certe volte li rifiutiamo. Non lasciamoci guidare dall’interesse del nostro bene egoistico e personale, ma cerchiamo di creare, anche attraverso la croce, una nuova famiglia di amore e di misericordia, in tutta l’umanità.
“Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”