21 domenica Ordinario
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21 domenica Ordinario
La Liturgia, oggi, ci invita a deciderci per seguire il Signore, in modo che possiamo costruire un mondo migliore. Dobbiamo scegliere Dio, riconoscendo la sua presenza amorevole tra di noi, e che ci accompagna fino al dono supremo di suo Figlio.
Tutti noi qui presenti siamo convinti che stiamo scegliendo il Signore, ma c’è sempre il pericolo che noi serviamo il Signore con le nostre parole e non con la nostra vita. È un pericolo che era presente presso il popolo ebreo e che è presente anche tra di noi. Dobbiamo fare la nostra scelta per costruire un futuro migliore: dobbiamo scegliere di seguire Dio o dobbiamo lasciarci prendere dalle realtà umane?
Giosuè, nella prima lettura tratta dal suo libro, propone al popolo l’alternativa: se vogliono seguire Dio o gli altri idoli umani, e il popolo fa la sua scelta, ed esclama “Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio”. Il popolo entra nuovamente nell’alleanza con il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, manifestando la sua fede in Lui.
In questo periodo ci può sembrare strano il brano agli Efesini, quando Paolo afferma che le mogli devono essere sottomesse ai mariti, ma Paolo, attraverso l’immagine coniugale, vuole mostrarci l’immagine di Gesù che ha amato la chiesa e ha donato se stesso per lei. E ci dice: “come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto”, e sottolinea che deve essere presente lo stesso amore vicendevole che Cristo ha per la Chiesa.
Ma noi, cosa dobbiamo fare per vivere sempre nell’alleanza con Dio? Ci dice il Vangelo che “da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andarono più con lui”, perché non accettavano le sue parole. Gesù aveva affermato che era lui il pane vivo disceso dal cielo, che era nutrimento per la fede, e i discepoli affermano che la sua è una parola dura che è difficile da ascoltare. E restano solo i dodici, un piccolo gregge, e a questi il Signore chiede se vogliono mandarsene anche loro. Non ha paura che siano una minoranza. Gesù non scende a compromessi. A nome di tutti risponde Pietro con le bellissime parole: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”.
Queste parole di Pietro, che dovrebbero diventare anche le nostre parole, sono un invito a rinunciare alle attese umane che anche noi possiamo avere nei confronti di Gesù che può risolvere i nostri problemi, e sono anche parole che ci devono portare ad accogliere Gesù che è l’unico che ha parole di vita eterna.
Non dobbiamo darci al Signore con le nostre parole, ma con tutta la vita. Non so se sia una esperienza vera o solo un esempio, ma si parla di un ragazzo che alla raccolta delle offerte non aveva nulla da mettere nel cestino, e, quando è arrivato presso di lui e non aveva nulla da offrire a Dio, nel cestino ha messo se stesso, e gli ha offerto la sua vita: non quello che poteva avere in tasca, ma tutta la sua vita.
Anche noi, al momento dell’Offertorio, mettiamo un euro, due, cinque, dieci euro, come offerta a Dio, offerta che, magari, non ci impegna molto perché di euro ce ne restano tanti altri, ma, noi, abbiamo il coraggio di offrire a Dio non quello che ci avanza, ma di offrirgli tutta la nostra vita, sicuri che Dio è il nostro Padre, che ci ama e non ci abbandona mai?
“Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”.