29.a domenica Ordinario
Liturgia della Parola > Tempo Ordinario
29.a domenica Ordinario

Questa affermazione di Gesù suscita negli apostoli una grande tristezza, perché, secondo la loro mentalità, essere Messia doveva significare essere al primo posto e dominare sugli altri; e allora Pietro rimprovera Gesù. Precedentemente Pietro, che aveva affermato che Gesù era il Messia, era stato lodato dal Signore perché lo aveva riconosciuto come il Messia, dietro l'ispirazione di Dio, , ma, subito dopo il rimprovero, Pietro da Gesù viene chiamato "Satana", perché non ragiona secondo la mentalità di Dio, ma secondo la mentalità di potere e di dominio che è presente negli uomini.
Nonostante questo insegnamento da parte di Gesù, questa mentalità umana sull’ avere "il primo posto", continua ancora presso gli apostoli, e il brano del Vangelo odierno ci mostra Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, che durante il viaggio con Gesù gli chiedono di poter essere al primo posto, di essere i più "grandi" nel suo Regno, sedendosi uno alla sua destra e uno alla sua sinistra. A questa richiesta gli altri 11 si indignano, forse non perché era una richiesta inadeguata, ma forse perché anche loro avrebbero gradito, a livello umano, avere il primo posto, essere importanti.
Gesù continua a educare gli apostoli, e a educare tutti noi, mostrando che non è sbagliato chiedere di voler "diventare grandi", ma non devono più ragionare secondo la mentalità umana, non devono essere più dominati dal desiderio di potere e di dominio sugli altri. Gesù ci invita a cambiare completamente la nostra mentalità.
Credo che tutti quanti noi abbiamo sempre desiderato di essere "grandi", di essere importanti, all'interno della nostra famiglia, nella nostra comunità, nella nostra parrocchia, forse anche noi animati dal desiderio di prevalere, di essere considerati superiori agli altri. Ci dice Gesù che se vogliamo essere i "primi", i più importanti, dobbiamo essere schiavi degli altri: la vera grandezza del cristiano non consiste nel poter dominare sugli altri, ma la vera grandezza del cristiano e di ciascuno di noi si manifesta se siamo capaci di servire gli altri, come ha fatto Gesù Cristo.
Il brano di Isaia ci parla del "Servo del Signore" (Gesù Cristo) che accetta di offrire se stesso, sacrificandosi per gli altri e per tutti noi, realizzando quello che precedentemente aveva annunciato agli apostoli sulla figura del Messia, che cioè sarebbe stato sacrificato.
Anche noi, come gli apostoli, siamo invitati a bere il suo stesso calice e a essere battezzati nel suo battesimo, sapendo prendere anche noi la croce e offrendo noi stessi per gli altri: in questo modo, anche noi, come ci ha detto Isaia, vedremo la Luce e ci sazieremo della sua conoscenza. Vivendo in questo modo, anche noi aiuteremo gli altri a risollevarsi, e partecipando alle sofferenze di Cristo, con la nostra, diverremo salvezza anche per gli altri.
Condividiamo fino in fondo il “calice” della volontà di Cristo, e parteciperemo pienamente alla sua morte redentrice, nel Regno dei Cieli!