33 domenica Ordinario
Liturgia della Parola > Tempo Ordinario
33 domenica Ordinaria
Stiamo celebrando la penultima domenica di questo Anno Liturgico che abbiamo vissuto assieme, e nella liturgia abbiamo avuto modo di sentire i vari insegnamenti del Signore, e ci siamo messi in cammino con lui per vivere la Pasqua. Domenica prossima celebreremo la solennità di Cristo Re dell'Universo, che conclude questo Anno Liturgico, e la domenica successiva inizieremo nuovamente il Tempo di Avvento che ci porterà ancora una volta a vivere i vari misteri di Cristo.
Nella liturgia della Parola di questa domenica, lo sguardo si allarga fino a raggiungere gli ultimi tempi, quando tutto passerà, eccetto la parola che Dio ci ha rivelato nel Figlio, che porterà amore e giustizia.
Vedendo il mondo di oggi, spesso siamo pessimisti e ci scoraggiamo, perché vediamo attentati, omicidi, guerre, sfruttamento degli altri, popoli che soffrono la fame; notiamo che tante persone si allontanano dalla loro patria alla ricerca di qualcosa di migliore che nel loro paese non possono trovare, l’emigrazione. La colpa non è di Dio che non interviene a sanare queste atrocità, ma la colpa è di noi uomini che siamo violenti e coltiviamo l’odio e l’egoismo, senza aver rispetto per gli altri e per la natura che stiamo distruggendo. Il mondo, la società, la stiamo distruggendo noi. Quando vediamo queste tristi realtà, pensiamo subito all’apocalisse, siamo convinti che sia arrivata la fine del mondo, che tutto finisca in malo modo.
Anche i brani di Daniele e del Vangelo oggi ci incutono un po’ di paura, perché ci sembra che presentino in modo disastroso la fine del mondo. Ma questi brani non sono da prendere alla lettera, così come sono descritti, perché sono scritti con il genere letterario apocalittico. Questo genere letterario è nato quando nella società c’era sofferenza e persecuzione verso i giusti, e quindi non poteva essere qualcosa di allegro, ma di triste e doloroso per il male che era presente. Daniele ci dice che sarà un tempo di angoscia, ma, ecco la speranza, perché in quel tempo sarà salvato il popolo.
Anche il Vangelo ci parla di uno sconvolgimento cosmico, non per farci paura, perché il Vangelo non ci presenta Dio che incute paura. Questo brano del Vangelo non vuole mostrarci la fine del mondo, ma è un Vangelo che deve incutere in noi la speranza. Il compito della letteratura apocalittica non è quello di spaventarci, ma quello di consolare, confortare, rafforzare le persone tutti noi che siamo scoraggiati, perché Dio trionfa sul male e sulla morte.
Ci dice Gesù nel Vangelo che “In quei giorni (alla fine dei tempi), il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo...”, cioè ci sarà la fine di questo mondo di odio e di egoismo, però “vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli a radunare u suoi eletti …”. Passa via il sole, passeranno la luna e le stelle, si sbriciolerà la terra, ma il sole, la luce delle sue Parole continueranno a brillare, e i saggi, cioè noi se seguiamo la sua parola, risplenderemo come le stelle per sempre. L’importante è che vegliamo in ogni momento pregando. E la vera preghiera è l’amore agli altri.
La fine del mondo non ci deve spaventare perché non è la fine di tutto, ma è l’inizio della vera vita, pienamente inseriti nell’Amore di Dio. Cerchiamo già da ora di essere per gli altri un vero Sole che illumina.