30 domenica Ordinario
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30 domenica Ordinario
Credo che qualche volta anche noi ce la siamo presa con Dio perché ci sembrava lontano dalle nostre difficoltà e dai nostri problemi: lo pregavamo, non ascoltava le nostre suppliche, sembrava estraneo e noi continuavamo a restare con i nostri problemi. E questo provocava in noi anche scoraggiamento e mancanza di fiducia. Ma i piani di Dio sono per la nostra salvezza, anche la situazione della sofferenza, e i suoi piani non sono sempre uguali ai nostri progetti. Ma Dio si interessa sempre di ciascuno di noi e ci vuole salvi: la Sacra Scrittura ci presenta sempre Dio che è Amore e che è Misericordia, secondo i suoi piani di salvezza.
Il brano di Geremia, prima lettura, è un inno di gioia e di speranza per il popolo ebreo, e dovrebbe esserlo anche per ciascuno di noi. Il popolo ebreo ha dovuto affrontare tante croci, tante sofferenze: è stato in esilio, si mette in viaggio per 40 anni per arrivare nella Palestina, riconosce che loro sono come un popolo di ciechi e di zoppi e che hanno bisogno dell’aiuto del Signore. E il Signore è stato sempre vicino al popolo aiutandolo a superare tutte le difficoltà che incontrava. E Geremia infonde parole di speranza nel loro periodo che non è roseo, e mostra quella che è la realtà di Dio, affermando le sue parole: “Li riconduco – dice Dio -, … li raduno, … li ricondurrò a fiumi ricchi di acqua, …, perché io sono un Padre”. Anche a noi Dio offre questa strada di ritornare a Lui, non perché noi abbiamo dei meriti, ma ci offre questa possibilità perché Lui è un Padre d’Amore anche per ciascuno di noi.
Queste parole di Geremia sono il sogno, sono il desiderio di Dio, che si realizza pienamente con la venuta di Gesù come sommo sacerdote, come ci riferisce il brano della lettera agli Ebrei: “Tu sei mio Figlio, oggi ti ho generato”. Gesù è il sommo sacerdote che ci libera dalla schiavitù del peccato e ci offre la vera Luce.
Gesù è in viaggio verso Gerusalemme e nel suo cammino offre anche a noi delle catechesi quando incontra o parla con varie persone: ha incontrato il giovane ricco che voleva seguirlo, ma che non è stato capace di abbandonare tutto per seguirlo veramente; anche Giacomo, Giovanni e gli altri apostoli, inizialmente, lo seguivano fisicamente e, però, avevano come scopo quello di raggiungere la “glorificazione” avendo i primi posti. Lo hanno seguito successivamente, ma all’inizio non erano disposti a condividere anche la Croce del Signore.
Andando verso Gerusalemme, Gesù attraversa Gerico, dove incontra Bartimeo, un cieco, che si mostra come un vero discepolo: implora, urla per ottenere la guarigione, la ottiene e Bartimeo, ci dice il vangelo di Marco, “lo seguiva lungo la strada”. Era un mendicante che stava nella strada, e dopo la sua guarigione non resta in mezzo alla strada a mendicare, ma, segue Gesù, e con Lui, inizia a percorrere la “strada” che lo porterà alla glorificazione, alla salvezza.
Permettetemi di dire che Bartimeo cieco, rappresenta ciascuno di noi. Lui era cieco, non vedeva la luce ma stava nelle tenebre, nel buio. Io, noi, abbiamo il dono della vista, ma spesso, nel nostro cuore, siamo nel buio, in noi ci sono le tenebre del peccato e dell’errore. Come ha fatto Bartimeo, cerchiamo di urlare anche noi “Figlio di Davide, abbi pietà di me!”. Spesso invochiamo il Signore perché ci conceda tante grazie, che varie volte non ci concede, ma quasi mai gli chiediamo di toglierci dalle tenebre dell’errore, di toglierci dal buio in cui siamo, per scoprire che solo la presenza di Dio in noi può essere la vera luce. Anche noi, come Bartimeo, siamo ciechi, non vediamo la vera Luce. Chiediamogli di aprire i nostri occhi a contemplare la vera Luce, che è Dio Amore e Misericordia.
Cerchiamo di non restare anche noi ai bordi della strada, ma, assieme a Cristo, mettiamoci in cammino, per raggiungere la glorificazione, anche attraverso la Croce. Siamo chiamati a essere testimoni e missionari nel nostro ambiente.