28.a domenica Ordinario
Liturgia della Parola > Tempo Ordinario
28.a domenica Ordinario

L’autore del Libro della Sapienza nel brano odierno ci dice "Pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo Spirito di Sapienza". L’autore di questo brano, alla ricchezza, al potere, persino alla salute e alla bellezza, preferisce la Sapienza che è l'unica che può assicurare all'uomo la felicità e il benessere. La vera felicità ce la dona la Sapienza, che è la presenza di Dio nella nostra vita, la vera felicità è partecipare alla vita stessa di Dio, e la vera felicità non ce la danno né la ricchezza, né il benessere o la salute, e neppure la bellezza. Nelle nostre preghiere, quando ci rivolgiamo al Signore, non chiediamo cose umane e materiali, ma chiediamo il dono della Sapienza, il dono dello Spirito!
Il brano evangelico oggi ci presenta l’esperienza di “un tale” che si avvicina da Gesù e gli chiede: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”. È questo anche il nostro desiderio, tutti noi vorremmo vivere in eterno uniti a Dio Padre. Ma non basta solo desiderarlo, ci deve essere un impegno continuo per raggiungerlo: abbiamo bisogno che sia lo spirito di sapienza a guidarci.
Questo giovane che si rivolge al Signore è pieno di slancio, ha grandi progetti, e alla fine, invece, se ne va scuro in volto e rattristato. È impegnativo seguire la Parola di Dio perché è sempre scomoda; anche il brano della lettera agli Ebrei ci dice, infatti, che “la parola di Dio è viva, efficace” e penetra nel nostro profondo. La Parola di Dio non è qualcosa che passa e ci lascia indifferenti. Ascoltare la Parola di Dio vuol dire che devo viverla e metterla in pratica nella mia vita. Gesù ha visto la buona volontà di questo giovane e lo esorta ad abbandonare tutto e a seguirlo. Ma questo giovane era troppo legato alle sue ricchezze, non lo ha seguito, “e se ne andò rattristato”. Gesù gli ha chiesto di capovolgere la sua vita, e anche a noi dice che i veri valori che dobbiamo cercare non devono essere le cose e le ricchezze a cui teniamo tanto, ma il vero bene è seguire il Signore e amare i nostri fratelli.
È duro seguire il Signore! “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”, esclama Pietro, e potremmo esclamarlo anche noi: “Cosa avremo in cambio?”. Avremo cento volte tanto, e avremo una vita moltiplicata.
Dobbiamo lasciare tutto, per avere tutto e averne di più. “Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna”