4.a domenica di Pasqua (Buon Pastore) - Sito di don Antonello

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4.a domenica di Pasqua (Buon Pastore)

Liturgia della Parola > Tempo Pasquale
4 domenica di Pasqua (Buon Pastore)


Nel brano del Vangelo di questa domenica ci viene proposta la figura del Buon Pastore che dona la sua vita per il suo gregge, e per questo motivo questa domenica è chiamata “domenica del buon Pastore”. Chi è questo buon Pastore del quale oggi si parla? È Gesù Cristo che ha offerto la sua vita per tutta l'umanità: è morto sulla croce, è risorto a vita nuova e fa risorgere a vita nuova anche ciascuno di noi.
San Giovanni, nella seconda lettura, tratta dalla sua prima lettera, ci ricorda che tutti quanti noi siamo dei veri figli di Dio, e ci dice “carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!”. Siamo tutti dei figli di Dio ed è importante che nella nostra vita ci comportiamo sempre da veri figli di Dio. E cosa dobbiamo fare per vivere da figli di Dio?
Pietro e Giovanni, quando si recano al Tempio, guariscono, nel nome di Gesù, una persona ammalata, vengono contestati dalla gente perché proclamano che è opera di Gesù, e Pietro afferma che Gesù è la pietra d’angolo, e in Gesù tutti noi dobbiamo costruire la nostra vita, mettendo in pratica i suoi insegnamenti e prendendo esempio della sua vita. Dobbiamo lasciarci illuminare dalla vita di amore che ha avuto Gesù: in tutte le nostre scelte dobbiamo lasciarci illuminare solo da Lui. Questo significa vivere da veri figli di Dio.
Il brano del Vangelo inizia proprio con l’affermazione di Gesù che si definisce il buon pastore: “Io sono il buon pastore” che dà la propria vita per le pecore, a differenza del mercenario, che, quando arriva il lupo fugge, perché le pecore non sono sue, non gli appartengono. Al tempo di Gesù le pecore, durante la notte, venivano custodite dentro un unico recinto, in un unico ovile. Al mattino ciascun pastore si metteva sulla porta dell’ovile per prendere le sue pecore e condurle al pascolo: il pastore chiamava per nome le sue pecore che riconoscevano la voce del loro pastore e lo seguivano.
Tutti noi siamo le pecore: Gesù ci ama, ci conosce uno per uno, e anche noi siamo alla porta dell’ovile e aspettiamo che il Signore ci chiami; ma certe volte, vicino alla porta che ci fa incontrare con Gesù, ci sono altre porte più grandi che ci danno più soddisfazioni e che è più semplice attraversare che non la porta stretta del dolore, della sofferenza, dell’amore, che ci indica Gesù. Anche noi, certe volte, abbiamo preso una strada sbagliata.
Dice Gesù nel Vangelo: “ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare”. Dio non vuole perdere nessuna delle sue pecore, non vuole perdere nessun uomo, non vuole perdere nessuno di noi, e ogni giorno ci offre la possibilità di incontrarci con Gesù che ci prenderà sulle spalle e, alla fine della nostra vita, ci aprirà l’ultima porta del Paradiso, e ci condurrà alla casa del Padre, portandoci sulle sue spalle.
Abbiamo bisogno che ci sia qualche persona inviata da Dio, che ci presenti e ci faccia incontrare con Gesù: queste persone inviate da Dio possiamo essere tutti noi che, come cristiani dobbiamo annunciare agli altri, con la nostra vita e con le nostre parole, che Gesù deve essere la pietra angolare su cui costruire la nostra vita, e abbiamo anche bisogno della presenza del sacerdote, pastore, che ci faccia incontrare con il Signore. Questa domenica, infatti, è dedicata alle vocazioni sacerdotali, e allora preghiamo Dio che ci faccia sempre il dono di tanti sacerdoti santi.

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