1.a Messa don Luciano Pani - Sito di don Antonello

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1.a Messa don Luciano Pani

Riflessioni
Omelia Prima Messa di Luciano Pani - 22 novembre 1992
Questa liturgia eucaristica che stiamo celebrando per ringraziare Dio del dono del Sacerdozio che ha dato a Luciano, ci mostra che Dio continua ad amarci, nonostante il nostro peccato, nonostante lo rifiutiamo continuamente.
Nel libro di Geremia(3,15), leggiamo queste parole di Dio:"Vi darò pastori secondo il mio cuore", cioè Dio promette al suo popolo di non lasciarlo mai privo di pastori, di guide che lo possano condurre all'incontro con Lui.
E questa promessa di Dio si è realizzata anche ieri sera, quando, comunicando il Suo Spirito a Luciano, attraverso l'imposizione delle mani da parte del Vescovo, Dio lo ha trasformato in un suo ministro, per il bene dell'uomo.
Oggi il nostro dovere è quello di ringraziare Dio per il dono fatto a Luciano, di ringraziarlo per il dono fatto alla Chiesa, perché continua a venirci incontro.
Luciano, io ti ringrazio per la fiducia che hai avuto verso di me, nel chiedermi di essere io a fare l'omelia per questa tua prima Messa, incarico bello questo, ma difficile: mi hai messo in crisi il 31 maggio, quando mi hai detto di iniziare a prepararmi questa predica. Ancora non riesco a capire perché l'hai chiesto proprio a me, ma te ne ringrazio lo stesso per la fiducia avuta. Ma è un incarico difficile per la complessità del tema della vocazione e del Sacerdozio, e perché questi sono momenti carichi di emozione, per te, per la tua famiglia, per me, per tutta la comunità quì presente, e parlare con tranquillità e serenità di questo tenia, in questi momenti, non è semplice.
L'episodio del giovane ricco, che troviamo nel Vangelo, ci offre il punto di partenza per la nostra riflessione. Un giovane ricco si avvicina da Gesù e gli chiede: 'Maestro, cosa devo fare per avere la vita eterna?";"Gesù, fissatolo, lo amò" ci dice l'Evangelista; e poi continua và, vendi tutto quello che hai.., poi vieni e seguimi". La vocazione è un atto d'amore da parte di Dio, di Gesù, verso colui che è chiamato: Gesù pone il suo sguardo
'amore su colui che chiama, e chiede una risposta d'amore; sù ha posto il suo sguardo d'amore su di te, Luciano, e i chiamato a dare una risposta d'amore ogni giorno.
E rispondere all'amore di Dio, vuol dire lasciare tutto: n solo le ricchezze materiali, ma principalmente le nostre ricchezze interiori: lasciare il passato con le sue sicurezze, lasciare il mondo con la sua mentalità, anche se siamo nel mondo, lasciare le nostre idee umane e materialistiche, lasciare la nostra presunzione, il nostro orgoglio, lasciare tutto ciò che ci distrae e ci impedisce di rispondere con coraggio e generosità a questa chiamata.
Questa è una caratteristica del Sacerdote, questa deve essere una tua caratteristica Luciano, se vuoi veramente seguire il Signore, se vuoi camminare con Lui, se vuoi portarlo agli altri, perché se non agiamo così, il nostro sarà un sacerdozio sterile, che non produce veri frutti, sarà un sacerdozio a nostro uso e consumo, ma non siamo assolutamente ministri dell'Amore di Dio.
Essere sacerdoti non è facile; non lo è mai stato, e ancora meno lo è oggi nelle circostanze attuali: molte volte ci troviamo in una società che mette in crisi le istituzioni, ci troviamo inseriti in un ambiente di permissivismo in cui tutto è lecito, c'è l'influsso sempre più penetrante dei mass-media, giornali-TV-pubblicità, che ci presentano valori umani e materiali, come fondamentali, notiamo da parte di molti l'indifferenza, la freddezza, l'ateismo crescente, tutti elementi che mettono in secondo piano Dio, e che fanno sparire dalla nostra vita l'elemento fondamentale che è proprio Dio.
Anche la comunità cristiana molte volte toglie Dio dalla sua esistenza, vuol fare a meno di Dio, e chiede al Sacerdote non di essere Sacerdote annunciando la Salvezza, ma gli chiede solamente un efficientismo organizzativo.
E questo efficientismo organizzativo ci scarica spiritualmente, ci fa tralasciare la preghiera, il nostro incontro con Dio, e allora non ha senso, non ha significato tutto quello che facciamo, nonostante le belle organizzazioni e le belle attività.
Oggi il mondo ha bisogno del Sacerdote, del vero Sacerdote, che lo faccia incontrare con Dio, che gli faccia scoprire che Cristo è suo compagno nel viaggio della vita; il mondo ha bisogno di una vera testimonianza umana e cristiana.
La gente vuol vedere in noi il Signore, vuol vederlo in te, Luciano, perché come Sacerdote devi assomigliare sempre più a Lui. Oggi è la festa di Cristo Re: a qualcuno suona strano e antiquato questo titolo di Re, che ormai è scomparso in quasi tutte le popolazioni, a qualcun altro, forse anche Sacerdote, provoca gioia perché ci fa pensare al dominio, al prestigio personale, e non pensiamo invece in che cosa Gesù manifesta che è Re.
Nel ricordino della tua Ordinazione e Prima Messa, hai scritto questa frase:" Il Buon Pastore dà la vita per le sue pecore". Ecco come Gesù mostra che è Re: "Non sono venuto per essere servito ma per servire", ci dice nel Vangelo di Marco(10,45) e mostra il suo servizio, offrendo se stesso sulla croce, donandosi totalmente. Gesù è il Buon Pastore che dà la vita per le sue pecore.
Durante la sua vita terrena, Gesù chiama alcuni discepoli e ne sceglie dodici "perché stessero con Lui e per mandarli a predicare" ci dice l'evangelista Marco(3,14). Ecco il compito dei primi 'sacerdoti', dei primi 'inviati': Stare con Gesù - predicare; tutto il resto è superfluo, non serve. Luciano, devi vivere accanto a Gesù e devi annunziare il Suo messaggio, con le tue parole e principalmente con la tua vita di servizio e d'amore, perché ora hai la stessa missione di Gesù.
Infatti il Sacerdote è colui che attraverso l'imposizione delle mani ha ricevuto il dono dello Spirito Santo ed è chiamato a continuare lo stesso ministero di Gesù, e il ministero di Gesù è stato quello di riconciliare, di guidare alla salvezza, di insegnare la Parola di Dio: il sacerdote deve rendere presente Gesù con il suo amore, diventando modello di vita per la comunità, un modello di amore, di servizio, di donazione, di pace che viene dall'unione con Gesù.
Quello che hai scritto nel ricordino, devi viverlo, assomigliando sempre più a Gesù, a questo Gesù che sente compassione per le folle stanche e sfinite, che cerca le pecore smarrite, disperse, che le conosce e le chiama una per una, che le nutre con la sua stessa vita.
Il Sacerdote è chiamato a rivivere la stessa carità di Cristo, questo Cristo che si è dato totalmente, che ha offerto la sua vita per l'uomo, per ciascuno di noi.
Ci possono essere dei momenti nei quali il mondo diventa una tentazione per noi Sacerdoti: in questi momenti dobbiamo ricordarci che siamo nel mondo non per essere del mondo, ma per essere salvatori del mondo, e per poter fare questo, dobbiamo accettarne le angosce, le tensioni, i problemi, con l'Amore che ci viene dalla grazia di Cristo in noi.
Nella lettera agli Ebrei, si parla anche di una realtà che non dobbiamo mai dimenticare: l'umanità del Sacerdote: " Ogni sommo Sacerdote, preso tra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini, nelle cose che riguardano
Dio". Il Sacerdote resta uomo, con la sua mentalità, le sue miserie, i suoi peccati, le sue esperienze negative. Ma è un uomo che viene innalzato da Dio per il bene degli uomini. E' un uomo che deve essere vicino agli altri, a chi ha bisogno, per aiutarli nei momenti di difficoltà, è un uomo che deve capire le miserie umane, perché sono le proprie, è un uomo che deve essere per gli altri, come Gesù.
Perché il Sacerdote è un uomo, ma è diventato "uomo di Dio", è diventato " Servo di Cristo Gesù", come ci dice S. Paolo nella lettera ai Romani. Luciano, sei diventato pienamente "uomo di Dio", e hai la stessa missione di Gesù, la missione di portare la salvezza a tutti gli uomini.
Sei chiamato a rendere presente Gesù, con il tuo stile di vita, una vita che deve essere segno dell'Amore di Cristo. E renderai presente Gesù proclamandone la Parola e ripetendone i gesti che offrono il perdono e la salvezza: i Sacramenti. Infatti il Sacerdote è ministro della Parola di Dio: e deve annunciare la Parola di Dio e solo la Parola di Dio, per portare i fedeli a una conoscenza e a una unione sempre più profonda con Dio e con Gesù. Per questo devi essere tu per primo ad avere una grande familiarità con la Parola di Dio, perché penetri nel tuo cuore e trasformi continuamente i tuoi pensieri, i tuoi sentimenti, per darti ogni giorno una mentalità nuova, "il pensiero di Cristo", come dice S. Paolo (1 Cor 2,16), perché le tue parole, le tue scelte, i tuoi atteggiamenti, siano un annuncio del Vangelo.
E devi avere anche una grande familiarità con Gesù: vivi l'Eucaristia, intensifica la tua vita spirituale.
Perché ogni Sacerdote deve trovare lunghi tempi di preghiera, per entrare in dialogo con Gesù, per tenersi unito a Lui.
Dobbiamo lasciarci riempire dallo Spirito Santo, perché possa trasformarci sempre più in strumenti vivi di Cristo, perché possa conformarci sempre più a Gesù Cristo, a questo Gesù che è Re per servire l'uomo, che diventa Re perché prende la sua croce e si offre. La Croce è stato il trono di Gesù, e attraverso la Croce ha comunicato la salvezza a tutti noi.
Certo non è molto facile per noi accettare la sofferenza, il dolore, non sempre siamo disponibili ad accettare qualche :osa che non va secondo la nostra volontà. Ci costa molto. perché ci porta a rinunciare a noi stessi, ai nostri proietti, anche ai nostri ideali. Però seguire Gesù vuol dire ;aper prendere la nostra croce ogni giorno, e camminare on Lui sul Calvario, sino ad arrivare a essere crocifissi on Lui. Passa attraverso la Croce, la nostra salvezza.
Matteo nel suo Vangelo ci riporta queste parole di Gesù: ;e qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua".(16,24)
Seguire Gesù vuol dire prendere la croce: la croce dell'annullamento di sè, dell'incomprensione, la croce della persecuzione materiale e principalmente spirituale, la croce perché non sempre siamo accettati con la nostra personalità e le nostre idee. Però Gesù ci ripete "Se qualcuno vuol venire dietro a me, prenda la sua croce". E questo vale per ogni cristiano e in particolar modo per noi Sacerdoti, che dobbiamo dimostrare con la nostra vita che seguiamo Gesù sino al Calvario.
Troverai tante croci nella tua vita di Sacerdote,Luciano: accettale, prendile sulle tue spalle. Molte volte saranno croci incomprensibili, inaspettate, che forse qualcun altro ti metterà addosso, e sono quelle più difficili da portare. Abbi fede che non sei solo in questo cammino lungo il Calvario; c'è Cristo con te, ed è Lui che prende la Croce.
Quel giovane a cui Gesù rivolge l'invito a seguirlo, ci dice l'Evangelista Marco, che "rattristatosi...se ne andò afflitto, perché aveva molti beni" e non voleva rinunciarci.
Tu hai dato una risposta diversa, Luciano: ti sei reso pienamente disponibile a Cristo, a seguirlo, a rinunciare a te stesso. Ma quante persone si comportano come questo ricco e non hanno il coraggio di dire il loro "si" a Dio?
Ce ne accorgiamo continuamente, perché notiamo che mancano sacerdoti per soddisfare le nostre necessità spirituali, assistiamo al fenomeno di tanti seminari che si svuotano, vediamo che, purtroppo, certe volte, anche noi Sacerdoti non ci comportiamo da veri sacerdoti, perché ci manca, talvolta, il coraggio di ripetere il nostro "si" totale a Dio, e allora come cristiani dovremmo sentire sempre più la necessità di pregare, di chiedere a Dio che ci mandi non Sacerdoti, ma santi Sacerdoti.
"Pregate il Padrone della messe, perché mandi operai per la Sua messe", ci dice Gesù, e noi preghiamo per ottenere tante grazie, tanti favori, e non sempre preghiamo perché Dio ci mandi annunciatori della Sua Parola, perché ci con¬vertano, e non sempre preghiamo perché conservi fedeli quegli che Lui ha chiamato, che hanno detto il loro "si".
Dobbiamo pregare, pregare perché Dio continui a darci il dono di Sacerdoti Santi che annunciano con la Parola e con la vita, la Misericordia di Dio, dei Sacerdoti che hanno il coraggio di ripetere continuamente il loro "si", nonostante le incomprensioni, i problemi, le difficoltà, le nostre miserie umane.
Noi Sacerdoti dobbiamo avere il coraggio di buttarci veramente nelle mani di Dio, con fede, come Maria, la cui vita è stata un continuo "si" alla proposta d'Amore di Dio, proposta d'Amore che si manifestava anche nelle difficoltà e nella sofferenza.
Prendiamo esempio dalla Madonna, che con il suo "Fiat" ci ha dato il Salvatore: daremo anche noi Cristo agli uomini, se abbiamo la forza di perderci totalmente in Dio, perché è Lui la Pace, la Gioia, la nostra Sicurezza.
Sulla Croce, Gesù, oltre la salvezza, ci ha dato anche un altro dono: una mamma, la sua mamma.
"Donna, ecco tuo figlio, figlio, ecco tua Madre", e in S. Giovanni, a cui Gesù si rivolge, è compreso ogni uomo, ciascuno di noi, che ha ottenuto una mamma celeste, una mamma che ci vuole bene, che si preoccupa di ciascuno, a cui dovremmo rivolgerci per confidarle le nostre pene, le nostre difficoltà, le nostre sofferenze, le nostre insicurezze.
Ma permettetemi di dire che Maria è in particolar modo Madre dei Sacerdoti, Madre di noi che abbiamo avuto la stessa missione di Suo Figlio Gesù.
Affidati alla Madonna, Luciano, mettiti nelle sue mani; affidale tutto te stesso, il tuo cuore, le tue ansie, le tue speranze, le tue gioie, le tue tristezze. Mettiti sotto il Suo sguardo di Madre, perché possa guidarti in questo cammino che ti conduce al Signore e ai fratelli.
AMEN

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