4 domenica Ordinario
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4 domenica Ordinario
La parte iniziale del brano del Deuteronomio, prima lettura, ci mostra Mosè che parla al popolo e annuncia che Dio avrebbe inviato un profeta che avrebbero dovuto ascoltare e seguire. Questo profeta che Dio aveva promesso è Gesù, che Marco, nel Vangelo odierno, ci presenta a Cafarnao, dove predica nella Sinagoga. Cafarnao era al confine, era un posto di frontiera dove non c’erano solo ebrei, ma dove confluivano tante persone che passavano per il commercio, che appartenevano a diversi popoli e a varie religioni, e proprio qui a Cafarnao, nella Sinagoga, Gesù inizia a insegnare.
Cosa era la Sinagoga? Era il luogo ufficiale di culto e di studio, che il sabato era frequentata dagli ebrei praticanti. Forse pochi di noi hanno avuto la possibilità di poter visitare una Sinagoga in Israele. Ne ho viste alcune. Una, vicino al Muro del Pianto, era frequentata da varie persone che pregavano e che studiavano la Sacra Scrittura, mentre altre che ho visitato erano come le nostre Chiese: vuote, senza che qualcuno pregasse o cercasse di incontrarsi con Dio meditando la sua Parola.
Forse ai tempi di Gesù c’era maggior desiderio di incontrarsi con Dio, e per questo motivo frequentavano. Oggi, anche le Sinagoghe, come le nostre Chiese, spesso sono vuote, e quasi nessuno sente più l’esigenza di pregare e di incontrarsi con Dio attraverso la lettura della sua Parola. Purtroppo, Dio non è più essenziale nella vita dell’uomo. Preferiamo seguire e ascoltare altre voci mondane. Certe volte, anche per noi è pesante ascoltare la spiegazione della Parola di Dio, perché ci coinvolge. Magari, noi sacerdoti non siamo preparati e non siamo all’altezza di presentare la Parola di Dio. Quante volte è stato pesante per noi, sentire certe spiegazioni; quante volte anche noi, sentendo una predica, abbiamo usato la stessa espressione che usava Sandra Mondaini in uno spot televisivo: “Che barba; che noia”, e noi, in riferimento alla predica, diciamo “non ci dice nulla di nuovo! Non ci aiuta a meditare!”. Forse la nostra Paola non è viva, non è efficace come quella di Gesù, è una parola deludente, vuota.
Quando Gesù insegna nella Sinagoga, le sue parole suscitano grande interesse nella folla, ed “Erano stupiti del suo insegnamento: egli, infatti, insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi”. Il suo insegnamento è completamente diverso da quello degli scribi, perché la sua parola è capace anche di liberare l’uomo dagli spiriti immondi: Gesù guarisce dalle malattie che ci recano sofferenze, e sempre ci libera dagli spiriti immondi che abitano nel nostro cuore e che ci conducono verso il peccato. Ascoltare e seguire la Parola di Gesù, ci comunica la vera vita. Il male è che anche oggi abbiamo difficoltà ad ascoltare e a seguire la Parola del Signore, perché è scomoda.
Anche noi tante volte insegniamo come gli scribi, perché “parliamo” agli altri, senza prima aver “ascoltato” il Signore che ci parla. E non mi riferisco solo ai sacerdoti che predicano, ma mi riferisco a tutti noi cristiani, perché il nostro compito è quello di annunciare la Parola del Signore, e possiamo annunciarla con le nostre parole e, principalmente, con la nostra vita: spesso non siamo di aiuto agli altri, perché non comunichiamo il nostro amore verso Dio, e la nostra vita e la nostra predicazione sono aride, e siamo come gli scribi che parlavano agli altri senza autorità, ma con una parola e una vita che erano superficiali, senza convinzione. Spesso non abbiamo dentro di noi l’esperienza e la presenza di Dio.
Come ci dice Paolo, tante volte preferiamo seguire le cose umane, anche giuste, come la famiglia, gli affetti e altro, ma spesso mettiamo Dio al terzo o al quarto posto, nelle nostre scelte.
“Ascoltate oggi la voce del Signore”.