1.a Messa don Michele Fadda
Riflessioni
Omelia che ho tenuto il 23 maggio 2004 ad Assemini,
per la Prima Messa presieduta da don Michele Fadda, sacerdote novello
Quando, tanti anni fa, ero viceparroco qui a San Pietro, celebravo la Messa su questo altare, e spesso avevo al servizio come ministrante Michele, un bambino che senz’altro molti di voi ricorderanno per la sua serietà e il suo impegno nel servizio, tanto che un giorno gli ho chiesto:" Michele, hai mai pensato di farti sacerdote?". E ora, su questo stesso altare in cui tante volte hai prestato servizio, oggi presiedi per la prima volta la celebrazione eucaristica, ora sei sacerdote, Michele, Dio ha lavorato in te e ti ha trasformato completamente, rendendoti suo ministro.
E oggi ti trovi intorno a questo altare, con la tua famiglia, con tua mamma Maria, con tuo papà Santino, con tuo fratello Pierluca, che forse inizialmente sono stati turbati e meravigliati per questa tua scelta, ma che oggi dal profondo del cuore, con grande commozione ringraziano Dio per quello che ha operato in te. Ci sono attorno a questo altare tanti sacerdoti che ti hanno sempre stimato e voluto bene, c’è la comunità parrocchiale di San Pietro, con quelle persone che da quando eri piccolo, avevano iniziato a seminare in te la Parola di Dio e a fartela gustare, la tua catechista, la tua delegata dei chierichetti, ci sono tanti tuoi amici riuniti in questa assemblea liturgica, e ci ritroviamo tutti attorno a questo altare per ringraziare il Signore perché ti ha chiamato a questo compito così importante: essere colui che comunica all’uomo la Salvezza, attraverso i sacramenti e attraverso l’annuncio della Parola, e ci troviamo attorno a questo altare per ringraziarlo perché attraverso il tuo sacerdozio abbiamo modo di vedere che Dio non si è stancato di noi, nonostante i nostri peccati, e le nostre miserie umane, ma continua a suscitare nuovi ministri che hanno il compito di portarci a Lui.
Sei stato scelto da Dio non per le tue qualità e capacità, non per la tua santità, ma sei stato scelto perché Dio ha avuto uno sguardo d’amore verso di te. La vocazione, qualunque vocazione, è uno sguardo d’amore da parte di Dio verso l’uomo, e Dio ha avuto uno sguardo d’amore per te, Michele, come lo ha avuto per il giovane ricco, come lo ha avuto per Pietro che lo aveva tradito: Dio pone il suo sguardo d’amore sulla persona che chiama, e chiede una risposta d’amore. Dio ha posto il suo sguardo d’amore su di te, Michele, e sei chiamato a dare una risposta d’amore ogni giorno, con tutta la tua vita.
E per fare questo devi lasciare tutto: devi lasciare il tuo passato, devi lasciare la sicurezza in te stesso per fidarti di Dio, devi lasciare il tuo egoismo, il tuo arrivismo, devi lasciare tutto quello che ti impedisce di rispondere con coraggio e generosità al tuo impegno di ministro di Dio, togliendo dalla tua vita tutto ciò che ci può essere di profano e di secolare, per essere completamente del Signore, al servizio dei fratelli. Essere Sacerdoti non è facile; non lo è mai stato, e ancora meno lo è oggi: talvolta siamo inviati tra persone che "non ci comprendono", ci troviamo in una società che mette in crisi le istituzioni, ci troviamo in un mondo di permissivismo in cui tutto è lecito, ci possiamo trovare inseriti in un ambiente pieno di fratture e di divisioni, c’è l’influsso dei giornali, televisione, pubblicità che ci mostrano falsi miti da imitare e da seguire, e tanti valori umani e materiali, presentati come valori fondamentali per la nostra vita. E restare fedeli al nostro ministero in questa situazione è molto difficile, perché anche noi sacerdoti, con la nostra umanità, talvolta siamo distratti da questa realtà umana, perché il Sacerdote è un peccatore come gli altri, è un uomo che porta nel proprio cuore l’esperienza del peccato. Eppure è a queste mani di peccatore che Dio ha affidato il ministero del suo immenso Amore. E noi Sacerdoti siamo coscienti di essere strumenti della misericordia di Dio, perché questa misericordia prima che verso gli altri, Dio l’ha usata verso di noi, chiamandoci a questo ministero, nonostante tutto.
Talvolta anche la comunità cristiana vuole fare a meno di Dio, e chiede al sacerdote non di essere sacerdote annunciando la Parola di Dio e portando la Salvezza, ma chiedendo solamente un efficientismo organizzativo, che certe volte ci scarica spiritualmente, facendoci trascurare il nostro incontro personale con Dio, che ci porta a dimenticarci del nostro Sacerdozio come ministero di salvezza. La gente, in noi Sacerdoti vuol vedere il Signore, vuol vederlo in te, Michele, e come Sacerdote devi assomigliare sempre più a Cristo, a questo Cristo che ti ha amato e che continuamente ti chiama. E allora prendilo come modello della tua vita."Non sono più io che vivo, dice San Paolo, ma è Cristo che vive in me": ecco come devi essere, Michele, per essere veramente Sacerdote: "E’ Cristo che vive in me".
Ma chi è il sacerdote? In queste mie semplici parole non voglio esaurire il discorso sul Sacerdozio perché non ne sarei capace, ma voglio offrire solo qualche piccola riflessione su quello che deve essere il Sacerdote.
Nella lettera agli Ebrei, al capitolo 5 troviamo queste parole:
"Ogni sommo sacerdote preso tra gli uomini
viene costituito per il bene degli uomini,
nelle cose che riguardano Dio
per offrire doni e sacrifici per i peccati".
Il sacerdote è preso tra gli uomini, scelto tra gli uomini, è uomo come gli altri uomini, peccatore come gli altri, ma scelto da Dio e "costituito per il bene degli uomini".
Ieri pomeriggio, attraverso l’imposizione delle mani da parte del Vescovo e la preghiera di consacrazione, Dio ti ha affidato il mandato che Gesù ha dato agli Apostoli:"fate questo in memoria di me" e ti ha affidato il potere di "legare e di sciogliere": Dio si servirà di te sacerdote per il bene degli uomini, per dare all’uomo l’eucaristia e il perdono dei peccati, due doni grandissimi per il bene degli uomini.
Gesù è voluto rimanere sempre con noi sotto le specie del pane e del vino e ha dato al sacerdote il potere di celebrare l’eucaristia, di celebrare il "memoriale" del suo sacrificio : è una grande responsabilità che noi sacerdoti abbiamo. Abbiamo il potere di rendere presente Gesù sull’altare, con il suo corpo e il suo sangue. E’ un dono grandissimo che il Signore ha concesso anche a te, Michele, per il bene di ogni uomo. Quando celebri l’eucaristia cerca di esserne degno, con la purezza di cuore, di mente, di corpo, di affetti. Ora hai il potere di consacrare il pane e il vino, trasformandoli nel corpo e sangue di Gesù: fallo sempre con amore, con devozione, non per mestiere, perché celebri il mistero dell’amore di Dio che vuole stare con l’uomo, che vuole essere il nutrimento per ciascuno di noi.
Se vuoi essere veramente sacerdote devi assomigliare a Gesù, perché il sacerdote deve essere come Cristo. Forse ti può turbare la tua giovane età, neanche 25 anni, ma ricorda le parole che l’apostolo Paolo rivolge a Timoteo (1Tim. 4,12 ; 6,11) :"Nessuno disprezzi la tua giovane età, ma sii esempio ai fedeli nelle parole, nel comportamento, nella carità, nella fede, nella purezza ….. Tu uomo di Dio, tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza … cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede …".
Michele, devi vivere come Gesù Cristo, devi essere la "pietra viva" per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio. Gesù deve incarnarsi nel sacerdote, deve incarnarsi in te,Michele, e allora, prendilo come modello della tua vita, fai in modo che sia Lui il centro, il punto di riferimento, mettiti in ascolto continuo della sua Parola e trasforma la tua vita alla luce della sua Parola; fai esperienza di Gesù, incontrati ogni giorno con Lui, sappi trovare il tempo per la tua preghiera, per incontrarti con Lui, vivi l’Eucaristia che celebri: solo così potrai diventare sempre più immagine di Cristo.
Il sacerdote deve essere l’uomo dell’eucaristia e deve essere l’uomo che sperimenta e vive il perdono di Dio e deve essere l’uomo che perdona in nome di Dio. E’ un uomo come gli altri, come dicevamo prima, il sacerdote è un peccatore come gli altri, e tu per primo, Michele, devi vivere il sacramento del perdono, devi ricevere l’abbondanza della misericordia del Signore, quando prendi coscienza che hai bisogno della Sua grazia. Quanto più vivrai personalmente l’esperienza del perdono, tanto più potrai donare agli uomini la misericordia di Dio. Ora hai il potere di liberare l’uomo dalla schiavitù del peccato, per ridargli la libertà di Figlio di Dio. Non sei arrivato alla fine del tuo cammino ma hai sempre bisogno di crescere, di migliorare: hai sempre bisogno, come ogni uomo, come ogni persona, di una guida, di una persona illuminata da Dio, che ti indichi la strada: non lasciare la confessione, frequenta e ascolta sempre il tuo Padre Spirituale.
Nell’invito per partecipare al tuo sacerdozio, hai voluto scrivere le parole che il Signore dice agli Apostoli, e che abbiamo sentito nel versetto prima del Vangelo:"Andate e ammaestrate tutte le nazioni …insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato". Quando Gesù si trova a Cafarnao nella Sinagoga, legge il brano di Isaia, che dice:
" Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore". E conclude dicendo:" Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi". Applica a se le parole di Isaia perché Gesù è il Sacerdote che deve portare all’uomo il messaggio di salvezza, che libera l’uomo dalla schiavitù del peccato e dell’egoismo, che da all’uomo la luce nuova della presenza di Dio, per essere libero da ogni schiavitù.
Anche tu, Michele, sei stato consacrato per essere un annuncio di salvezza anche con la Parola.
Perché uno dei compiti del Sacerdote è quello di annunciare la Parola di Dio, di trasmettere agli altri la sua esperienza personale di Dio. Michele, devi annunciare, devi trasmettere agli altri l’Amore di Dio, la sua bontà, la sua fedeltà, la sua premura di perdonare sempre. Devi trasmettere la vittoria di Cristo sul peccato, sulla morte, sulla paura. Devi trasmettere che Gesù Cristo è risorto, è il Salvatore, e l’uomo non è più solo, in balia dei suoi istinti, del male, della violenza, ma ognuno di noi può risorgere, può divenire libero, e possiamo sempre diventare persone capaci di amore, di perdono, di compiere il bene. Il Sacerdote deve sperimentare queste verità e le deve trasmettere, per infondere nel cuore dell’uomo la speranza cristiana. E devi trasmetterlo con le tue parole, e principalmente con la tua presenza: una presenza evangelica, umile, serena, pacifica, con la presenza di Cristo Amore.
Oggi stai vivendo Gesù che entra trionfante a Gerusalemme, con tanti canti di Hosanna, Ma, ricorda, che dopo l’ingresso trionfale a Gerusalemme, Gesù prende la sua croce per la salvezza dell’uomo. Seguire Gesù vuol dire anche prendere la propria croce e seguire il Signore sulla strada del Calvario. Devi essere un altro Cristo che sulla Croce quotidiana offre la sua vita per Amore di tutti gli altri. Certo non è molto facile per noi accettare qualunque tipo di sofferenza e di dolore, specialmente se morale, non sempre siamo disponibili ad accettare qualche cosa che non va secondo la nostra volontà. Ci costa molto. Perché ci porta a rinunciare a noi stessi, ai nostri progetti, ai nostri ideali. Però seguire Gesù vuol dire saper prendere la nostra croce ogni giorno, e camminare con Lui sul Calvario, sino ad arrivare a essere crocifissi con Lui. E’ passata attraverso la Croce di Gesù la nostra Salvezza, passa anche attraverso la nostra Croce la Salvezza di tutti gli uomini.
Seguire Gesù vuol dire prendere la Croce: la croce dell’annullamento di sé, la croce dell’essere incompresi, la croce della persecuzione materiale e principalmente di quella spirituale, la croce perché non siamo accettati con la nostra personalità e con le nostre idee. Però Gesù ci ripete "Se qualcuno vuol venire dietro a Me, prenda la sua croce". E questo vale per tutti i cristiani e in particolar modo per noi Sacerdoti che dobbiamo testimoniare con la nostra vita che seguiamo Gesù sino alla totale offerta di noi per Amore dell’altro.
Troverai tante Croci, Michele, nella tua vita di Sacerdote: accettale e prendile con gioia sulle tue spalle. Molte volte saranno croci incomprensibili, inaspettate, che forse qualcun altro ti mette addosso, e sono quelle più difficili da portare. Abbi fede che non sei solo in questo cammino lungo il Calvario: noi, continueremo a starti vicini anche con la nostra preghiera perché sappia sempre rispondere con generosità a Dio che ti chiama, ma ricorda sempre le parole di Gesù che hai voluto scrivere nella tua partecipazione:" Andate e ammaestrate tutte le nazioni … Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo": c’è sempre Cristo con te ed è Lui che ti aiuta a portare la croce. In qualunque situazione ti troverai, sia nel momento della gioia, quando vedi nascere i frutti del tuo Apostolato, sia nei momenti salvifici della Croce, abbi sempre la forza di gridare dal profondo del cuore, quello che ci hai lasciato scritto nelle immagini ricordo:
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tanti suoi benefici.
Grazie per tutto quello che farai per avvicinare ciascuno di noi a Dio.
E così sia