19.a domenica Ordinario
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19.a domenica Ordinario

La prima lettura ci ha presentato la figura di Elia che è perseguitato dalla regina Gezabele perché ha difeso con coraggio la sua fede, ed Elia, scoraggiato, si ritira nel deserto, chiedendo a Dio di prenderlo. Mentre dorme sotto una ginestra, un angelo gli appare due volte, esortandolo a mangiare la focaccia che gli ha portato. Elia “si alzò, mangiò e bevve”, e, con la forza di quel cibo, continuò il suo cammino. Questo episodio della vita di Elia è preparazione al discorso che stiamo meditando in questa domeniche, leggendo il capitolo sesto di Giovanni, che ci parla di Gesù che è il “pane di vita” che ci dà la forza di andare avanti.
Quello che mangiamo, il pane, la carne, la frutta, i pesci, …, ci fanno vivere umanamente, ma oggi, nel Vangelo, Gesù ci dice “Io sono il pane della vita”. Non abbiamo solo la vita umana, alla quale pensiamo sempre, ma abbiamo anche la vita spirituale nella quale dobbiamo crescere. Nel mondo, nella nostra vita, vediamo che ci sono tante situazioni tristi e dolorose che non riusciamo a vincere, e anche in noi può venire lo scoraggiamento e il desiderio di abbandonare tutto e di non impegnarci più: a cosa serve il mio impegno se non si risolve nulla e tutto resta come era prima?
Abbiamo bisogno di nutrirci di Gesù, “pane della vita”, per continuare il nostro cammino nel nostro mondo, essendo testimoni di amore. Dobbiamo crescere nella nostra vita umana, ma dobbiamo migliorare anche nella nostra vita spirituale, e il pane per crescere nel nostro spirito è Cristo: “Io sono il pane della vita”. Se ci nutriamo del Pane-Cristo, allora viviamo come Dio, e, riempiendoci di Dio, del suo Amore e della sua Misericordia, diventiamo più buoni. Nutrendoci di Dio, veniamo trasformati in Lui.
Tutti noi, nel nostro Battesimo, abbiamo ricevuto il dono dello Spirito Santo di Dio, ci dice Paolo nel brano agli Efesini, e allora ci invita a far scomparire dalla nostra vita “ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenza”, per essere “benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda”.
Forse anche noi, come il popolo che era stato sfamato da Gesù con i 5 pani e i 2 pesci, siamo un po’ delusi da Gesù. Il popolo inizialmente era entusiasta perché aveva trovato uno che li nutriva senza che dovessero spendere, e continuano a cercarlo, solo per il cibo e non per essere portati verso Dio eterno. Come noi, che magari cerchiamo Gesù solo per risolvere i nostri problemi e non perché ci porta a una vita di intimità con Dio e con i nostri fratelli.
Se accogliamo e viviamo gli insegnamenti del Vangelo, se ci nutriamo e mangiamo del “pane del cielo”, se viviamo Dio dentro di noi, allora saremo dei veri testimoni dell’Amore e della Misericordia del Signore, perché non saremo solo persone umane, ma saremo pieni dell’Amore e della Misericordia di Dio Padre. Come Paolo, anche noi potremmo dire “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Gal 2,20).