18 domenica Ordinario
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18 domenica Ordinario
Il libro dell’Esodo, che ci mostra il cammino che il popolo ebreo compie per passare dalla schiavitù egiziana verso la libertà, è senz’altro l’immagine del cammino che anche noi dobbiamo compiere per arrivare alla libertà. Dobbiamo abbandonare le nostre abitudini, le nostre sicurezze e percorrere la strada nuova che Dio ci indica da percorrere; e questa strada che Dio ci indica può essere rischiosa perché implica che dobbiamo abbandonare tutto il passato, le nostre abitudini che ci garantivano di avere il pane a sazietà. Anche noi, come gli ebrei, rimpiangiamo il periodo della schiavitù, quando mangiavamo il pane e le cipolle a sazietà. Spesso rimpiangiamo il passato, invece di percorrere la strada nuova che ci porta a essere liberi.
Come ci dice Paolo, nella lettera agli Efesini, abbandoniamo l’uomo vecchio e rinnoviamoci nello Spirito, per essere uomini nuovi che tendono a Dio e alla santità, rinunciando alle esteriorità e alle soddisfazioni personali: “Non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri”. L’uomo nuovo, «creato secondo Dio, nella giustizia e nella santità», non lo troviamo seduto presso «la pentola della carne», a rimpiangere il passato, ma, l’uomo nuovo è quello che cammina verso colui che si lascia trovare da chi ha fame e sete di giustizia, cioè cammina verso Dio.
Il problema della mancanza del pane è presente anche tra di noi, e, forse anche a causa del nostro egoismo perché non siamo generosi, è presente presso tante popolazioni che non hanno nulla per potersi sfamare. Domenica scorsa ci è stato presentato Gesù che con cinque pani e due pesci, messi a disposizione da un ragazzo, nutre abbondantemente la folla che lo seguiva e che per questo miracolo tenta di farlo diventare re. Si sono saziati, e vedono in Gesù uno che può soddisfare le loro necessità. Come spesso capita anche presso di noi: Gesù non è quello che devo ascoltare e seguire, ma per me Gesù è uno che deve risolvere i miei problemi e le mie necessità, magari, prevalentemente, quelle economiche. Gesù non è questo.
La folla, dopo che Gesù la ha sfamata, ancora non crede, e chiede a Gesù quale segno compirà perché loro possano credere. Non avevano capito che quel miracolo dei pani era un segno che mostrava chi era Gesù veramente. Era stato un segno che voleva mostrare che non dovevano pensare solamente alla fame esteriore, ma Gesù voleva che capissero che era necessario avere bisogno anche di un’altra fame: la fame, il desiderio di Dio. E questo pane che ci può saziare completamente è Gesù stesso, che dice: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!”.
Cerchiamo il pane materiale per nutrirci fisicamente, ma cerchiamo anche Cristo, il Pane della vita, per riempire dell’Amore di Dio il nostro cuore.
“Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Passiamo dall’uomo vecchio all’uomo nuovo che ha fiducia in Dio. “Io sono il pane della vita”.