Giovedì Santo
Liturgia della Parola > Tempo di Quaresima
Giovedì Santo
Siamo in un tempo che molti di noi hanno considerato come un periodo triste, forse perché stiamo vivendo la quaresima solo come il tempo delle sofferenze e delle rinunce, e, inoltre, è da più di un anno che stiamo combattendo contro questo virus che ci perseguita e ci fa paura. Ma oggi per noi cristiani è un giorno di festa, di gioia, un giovedì che ci offre alcuni spunti per prepararci sempre meglio a fare esperienza di Cristo Risorto. E oggi, questa liturgia del Giovedì Santo ci porta a scoprire il grande dono d’amore che il Signore ci ha manifestato attraverso l’istituzione della Eucaristia e del sacerdozio ministeriale. Mi limito a qualche breve considerazione.
Ci dice l’evangelista Giovanni che Gesù, “avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”, e alla sera, si mette a tavola con i discepoli per celebrare la Pasqua ebraica, cioè la commemorazione della liberazione dalla schiavitù egiziana, come descrive la prima lettura.
In quella sera, quando tutto sembrava ormai compromesso e che sarebbe stato messo in croce, Gesù sa che proprio in quella occasione si sarebbe rivelata la sua gloria. Ci fa riflettere molto che la gloria di Gesù si manifesti attraverso la Croce; per noi quella è un fallimento. Per noi uomini “gloria” significa successo, potenza, come sono state le acclamazioni della gente, che Gesù ha ricevuto al suo ingresso a Gerusalemme. La gloria di Dio, invece, si realizza nell'amore, nella misericordia, nella mitezza, e per questo, si deve passare attraverso il sentiero stretto della croce, attraverso il sacrificio totale. Gesù celebra la Pasqua ebraica della liberazione dall’Egitto, assieme ai suoi apostoli, e la celebra con loro per aiutarli a capire quello che sarebbe successo poco dopo: che, cioè, non c’erano gli agnelli da offrire in sacrificio, come era avvenuto in Egitto, ma che era Lui, l’Agnello che sarebbe stato immolato per un'Alleanza eterna ed universale, Alleanza offerta ad ogni uomo di ogni tempo e di ogni luogo. È questa la Nuova Alleanza, realizzata dal sacrificio di Cristo.
In quella sera, come ci ricorda Paolo nel brano della prima Lettera ai Corinzi, Gesù spezza il pane, versa il vino, e li affida per sempre ai suoi discepoli: quel pane spezzato è il suo stesso corpo, lacerato e umiliato per essere offerto come cibo di vita a tutti. Quel vino è il suo sangue, versato dalla croce, che ci deve bagnare e ci deve rigenerare a un nuovo modo di vivere: è l’Eucaristia che ci fa diventare nuove creature e ci dona la possibilità di essere delle creature diverse da come eravamo prima.
E, sempre in quella sera, Lui, il Maestro, compie un gesto che nessuno avrebbe mai compiuto verso i suoi seguaci: si china fino a terra, si cinge di un asciugatoio e lava i piedi a ciascuno di loro. Le persone a cui ha lavato i piedi non erano solo Pietro, Giacomo, Giovanni e gli altri apostoli, ma si è chinato a terra, con grande umiltà, e ha lavato i piedi, e li lava ancora oggi, a ciascuno di noi, purificandoci e facendoci partecipi della salvezza. È un chiaro segno del suo totale amore nei nostri confronti.
Sempre in quella sera, prima di affrontare l’angoscia e di offrirsi sulla Croce, rivolto ai suoi discepoli, e a ciascuno di noi, dice: “Vi ho dato un esempio perché anche voi facciate come io ho fatto a voi”. AMORE, MISERICORDIA, e OFFERTA TOTALE DI NOI STESSI, a Dio e ai nostri fratelli. È questo che dobbiamo cercare di realizzare.