16 domenica Ordinario
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16 domenica Ordinario
Spesso nella bibbia viene usata l’immagine del “gregge”, e con questa parola “gregge”, viene indicato il popolo che Dio si è scelto: tutti noi cristiani facciamo parte di questo gregge. Molte volte, e ce ne accorgiamo continuamente da varie notizie che sentiamo, noi pastori non siamo sempre all’altezza del compito che ci è stato affidato di guidare il gregge. Certe volte siamo anche occasione di scandalo! E questo, non solo in questo periodo.
“Guai ai pastori che fanno perire e disperdono le pecore del mio pascolo”: sono queste le parole di Dio che Geremia ci fa ascoltare nella prima lettura. I pastori non si sono curati del popolo, non hanno cercato che il popolo restasse fedele a Dio e all'alleanza, e i pastori stessi hanno tradito l’alleanza con Dio. E Dio annuncia che ci sarà la punizione di questi pastori che non si sono preoccupati di fare del bene al suo popolo. Sembra, quasi, che le parole di Dio siano solo una condanna per i pastori che sono stati infedeli e che non hanno guidato il gregge, ma, prevalentemente, questo brano ci mostra il continuo amore che Dio ha verso il suo popolo e verso ciascuno di noi. Infatti, Dio promette che sarà lui stesso a guidare il popolo. È la promessa di nuovi capi, che si prenderanno cura del popolo: “Radunerò io stesso il resto delle mie pecore; … Costituirò sopra di esse pastori che le faranno pascolare”.
Questa promessa di Dio si realizza pienamente con la venuta di Gesù. Il brano del vangelo odierno ci mostra che, come ha fatto Dio Padre, anche Gesù sente compassione per il popolo che è sbandato, che è isolato, senza una guida: “vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose”. Anche se noi ministri, talvolta, siamo scadenti, chi guida la Chiesa è sempre Dio, nonostante siano presenti anche tanti scandali da parte nostra.
“Si mise a insegnare loro molte cose”: senz’altro non favole, ma, essendo la guida, dava degli insegnamenti per aiutarli a crescere nel loro e nel nostro rapporto con Dio e con i fratelli. La parola di Gesù è una parola che convoca, che ci raduna, che dovrebbe creare dei collegamenti e delle relazioni tra noi, con Dio e con gli altri.
Gli apostoli erano andati ad annunciare la Parola di Dio, e al loro rientro erano stanchi per la loro missione, e Gesù ha compassione anche per loro e li invita a riposarsi “in un luogo deserto”, senza lasciarsi distrarre da realtà umane, ma entrando in un rapporto confidenziale con la gente. Però, anche se Gesù si allontana con i suoi discepoli, la folla gli dimostra il suo entusiasmo e l’interesse, e lo seguono, anche se i discepoli “non avevano neppure il tempo di mangiare”.
Anche noi, durante la celebrazione eucaristica, siamo radunati intorno al Signore, per ascoltare la sua parola, per dialogare con lui e per essere nutriti alla mensa che lui prepara per tutti noi.
Con il suo atteggiamento Gesù ci mostra l’amore e la misericordia che Dio ha nei nostri confronti e ci insegna che anche noi dobbiamo rivolgere l’amore verso Dio e verso i nostri fratelli e le nostre sorelle, vivendo la misericordia.
“Le mie pecore ascoltano la mia voce, e io le conosco ed esse mi seguono”.