2 Quaresima
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2 domenica di Quaresima
“Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime”: sono queste le parole che oggi ci mostrano quella che è stata l’esperienza di Pietro, Giacomo e Giovanni, quando Gesù si trasfigurò davanti a loro sul Monte Tabor. Penso che non sia opportuno parlare a lungo di questo fatto, perché spiegazioni ne abbiamo già sentito tante volte, e abbiamo visto anche varie immagini e dipinti che ci mostrano Gesù con le vesti bianchissime, che mostra ai suoi discepoli la realtà che era presente dentro di Lui: la vicinanza con il Padre. È questa la Trasfigurazione.
Credo che sia più importante capire che la realtà della Trasfigurazione non riguarda solo un fatto che è successo per Gesù, ma che la Trasfigurazione deve riguardare anche tutti noi, perché agli altri dobbiamo presentarci come persone nuove, diverse, come persone che sono piene di Dio. La Quaresima è un tempo di speranza, e la liturgia odierna ci aiuta a comprendere meglio questa realtà. Perché avviene la Trasfigurazione di Gesù?
È un periodo difficile per Gesù, perché le folle lo abbandonano e ai discepoli il Maestro ha già annunciato la sua passione e morte, e ha annunciato che anche loro avrebbero dovuto seguirlo in questo destino, anche se, per questo, erano un po’ scoraggiati: Gesù si trasfigura per incoraggiarli perché possano continuare con fede il loro cammino. Anche noi con questa pandemia siamo un po’ scoraggiati e abbiamo bisogno di rinsaldare la nostra fede. Ci capitano tante cose nella nostra vita che sembrano delle sconfitte, degli insuccessi, ma che possono aprirci a una realtà nuova, come la solidarietà, l’amore, il perdono, il dono di noi stessi agli altri. Ecco come possiamo valorizzare anche questa pandemia! Uscire da noi stessi e pensare agli altri.
Ci può sembrare strano il brano della Genesi che ci presenta un Dio che mette alla prova Abramo e gli chiede il sacrificio del figlio. Non è accettabile un Dio che gioca con i sentimenti di un padre e poi interviene a liberare il figlio. Dio non chiede il sacrificio di Isacco. In quel periodo le varie popolazioni compivano dei sacrifici umani, e Abramo che vede i sacrifici che compivano i popoli vicini si chiede in coscienza se sia opportuno che anche lui sacrifichi suo figlio a Dio. Questa “voce di Dio” che lui sente, è la sua coscienza. Dio non vuole assolutamente dei sacrifici umani. Abramo, però, vuole dare tutto a Dio, anche i suoi affetti familiari. È disposto a rinunciare a ogni cosa.
Gesù, con la sua Trasfigurazione ci mostra quella che sarà la realtà che tutti noi, alla fine della nostra vita, raggiungeremo: davanti a Dio saremo “trasfigurati”, saremo delle persone nuove che sono piene della luce di Dio. È questa la realtà che siamo chiamati a sperimentare. La Trasfigurazione di Gesù è una speranza perché avvenga anche la nostra trasfigurazione.
Spero di non dire una eresia, qualcosa di contrario alla nostra fede, ma credo che tutti noi abbiamo già sperimentato la “trasfigurazione” al momento del nostro battesimo, quando Dio ci ha riempito della sua presenza. Oggi, a distanza di tanti anni dal nostro battesimo, siamo ancora “trasfigurati”, siamo pieni di Dio, oppure dobbiamo continuare o riiniziare il nostro cammino di conversione? Durante la Trasfigurazione di Gesù, dalla nube si udì la voce di Dio che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo”. Anche al momento del nostro battesimo Dio si è rivolto a ciascuno di noi e ci ha riconosciuti come suoi figli; al battesimo, anche per ciascuno di noi ha detto “Questi è il figlio mio, l’amato”. Per Gesù ha continuato esortando ad ascoltarlo: “Questi è il figlio mio, l’amato: ascoltatelo”. Questo, può dirlo anche riferendosi a ciascuno di noi? Gli altri possono ascoltarci solo se nella nostra vita siamo amore, se rinunciamo a noi stessi e siamo capaci di portare la nostra croce, seguendo Gesù. Facciamoci “ascoltare” dagli altri, vivendo la vita d’amore di Dio, sempre uniti a Lui, sapendo sempre prendere la nostra croce.
“Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo”.