Santa Famiglia di Nazaret
Liturgia della Parola > Tempo di Natale
Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe
Penso che tutti a casa abbiamo una foto della Famiglia, con i genitori e i fratelli, magari messa sul comodino, o incorniciata sopra un mobile, oppure appesa al muro dell’andito, una foto che ci ricorda tanti aspetti positivi e felici della nostra famiglia, per tante situazioni belle che abbiamo vissuto e perché sono presenti i nostri cari. La festa della Santa Famiglia, che stiamo celebrando, non è una foto con Gesù, Maria e Giuseppe, che vivono felici la loro vita: la famiglia perfetta, forse, esiste solo nella pubblicità! Nella famiglia concreta esistono tanti problemi, tante difficoltà, come incomprensioni, separazioni, contrasti, mancanza di lavoro, e, in certi casi, purtroppo, esiste anche la violenza.
Precedentemente questa festa era chiamata della “Sacra Famiglia”, e la parola “sacra” ci faceva pensare a qualcosa di separato, di lontano dalla nostra vita, come se la famiglia di Nazareth non avesse problemi. No! La famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, non era una famiglia privilegiata, tranquilla, senza problemi, ma era una famiglia come le nostre, che doveva lavorare per poter mangiare, e ha sperimentato le gioie del vivere assieme, ma ha sperimentato anche tanti momenti di difficoltà: non erano privilegiati, ma attraverso il loro impegno e la loro generosità, hanno trasformato la loro famiglia in “Santa Famiglia”, come la celebriamo oggi. E questa “Santa Famiglia”, oggi, ci viene presentata come modello per le nostre famiglie: quindi, anche le nostre famiglie possono diventare “Sante famiglie”.
Il brano del Siracide ci esorta a “onorare” il padre e la madre, e questo discorso non è rivolto solo ai bambini, ma, principalmente, è rivolto a noi adulti che dobbiamo rispettare e aiutare i genitori anziani e ammalati di malattie degenerative (Parkinson o l'Alzheimer). Non è molto semplice pensare ai bisogni della nostra famiglia, pensare a soddisfare le esigenze dei figli e, nello stesso tempo, venire incontro alle necessità degli anziani e degli ammalati. Non è facile. Per riuscirci, la strada che dobbiamo percorrere è quella dell’amore.
Paolo ci ricorda che tutti siamo stati scelti e amati da Dio, e per fare le varie scelte nella nostra vita, dobbiamo vivere l’amore di Dio. Forse siamo convinti di essere cristiani perché preghiamo e andiamo a messa, ma Paolo ci mostra che il nostro elemento caratteristico deve essere la Carità, che produce la tenerezza, la bontà, la comprensione degli altri, la pazienza, il perdono. Dobbiamo avere verso gli altri lo stesso amore che Dio ha nei nostri confronti.
Pochi giorni fa, in occasione del Natale, abbiamo celebrato il Figlio di Dio che si incarna, che entra nella nostra storia attraverso una famiglia, una famiglia come le nostre, che sperimenta le gioie, ma che affronta anche tante difficoltà. Oggi parliamo spesso dei migranti che entrano nel nostro territorio, e possiamo essere favorevoli o contrari, e anche Maria e Giuseppe devono emigrare in Egitto per proteggere Gesù, come abbiamo sentito nel Vangelo. Questo è un tema attuale per tante persone che emigrano per il problema della fame, che vanno a vivere in un ambiente diverso dal loro, che devono affrontare la diversità della lingua e della cultura, o che, magari, emigrano per portare la loro mentalità e sopraffare gli altri. Tanti problemi che sono presenti.
Anche la famiglia di Nazareth ha affrontato tanti problemi: il problema della immigrazione, i vari problemi creati da Gesù nella sua fanciullezza e nella sua giovinezza, i diversi problemi che Gesù creava per essere fedele alla sua missione, entrando in contrasto con la gente. Questa famiglia ha avuto gli stessi problemi che sperimentiamo nelle nostre famiglie, però è stata una famiglia che metteva in pratica la Parola di Dio, e che viveva volendosi bene con i gesti, con le attenzioni e con il rispetto.
“La Parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza”.