3 domenica di Pasqua - Sito di don Antonello

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3 domenica di Pasqua

Liturgia della Parola > Tempo Pasquale


Domenica 3 di Pasqua

Il brano del Vangelo ci presenta una pagina molto importante della Sacra Scrittura, perché ci mostra quello che deve essere il nostro atteggiamento nei confronti di Cristo risorto. I due discepoli di Emmaus hanno abbandonato il loro paese perché sono stati attirati a Gerusalemme dalla presenza di Gesù che era considerato come colui che avrebbe liberato il popolo ebreo dalla schiavitù.
Dopò la crocifissione di Gesù, questi due discepoli, tristi e delusi, fuggono da Gerusalemme per rientrare al loro paese, e riprendere la loro vita precedente. Sono come gli apostoli che, dopo la morte di Gesù, si ritrovano sul lago di Tiberiade e vanno a pescare, come facevano precedentemente, prima che Gesù li chiamasse. La mancanza fisica di Gesù provoca in loro questo sconvolgimento: abbandonano la nuova vita che il Signore aveva proposto loro e ritornano a fare quello che facevano precedentemente.
La Pasqua non si verifica solo a Gerusalemme, ma si realizza anche a Emmaus per questi due viandanti. Dopo la sua risurrezione, Gesù cerca di stabilire un contatto e si mette a camminare con gli uomini. La Pasqua non si realizza solo a Gerusalemme, ma si realizza anche a Emmaus per questi due viandanti.  Gesù si incontra con i due discepoli che sono in cammino per ritornare a Emmaus, “cammina con loro”, e i due discepoli, che sono sconvolti e provano ancora paura e dolore per la morte del Maestro, non lo riconoscono. Vanno via tristi da Gerusalemme perché Gesù è stato ucciso. Avevano creduto che Gesù potesse indicare loro la via della vita, ma la loro speranza era stata delusa. “Noi speravamo” avevano detto a Gesù che hanno incontrato senza riconoscerlo. “Noi speravamo”, possiamo dire anche noi, che abbiamo sperato che Lui risolvesse tutti i nostri problemi.
Chi sono questi due discepoli in cammino? Uno si chiamava Cleopa mentre dell’altro non si sa il nome. E come nome possiamo mettere il nome di ciascuno di noi, perché questi due viandanti siamo tutti noi, il compagno di Cleopa in questo cammino è ciascuno di noi. La nostra vita è un cammino che dobbiamo fare per andare verso il Signore, per poterlo incontrare e riconoscerlo nelle varie vicende della nostra vita.
Abbiamo fatto il cammino della Quaresima, e la meta che ci siamo proposti di raggiungere era quella della Pasqua. Siamo arrivati alla Pasqua, abbiamo celebrato Cristo risorto, e forse siamo convinti che, dunque, possiamo finire il nostro cammino, proprio perché abbiamo celebrato la Resurrezione. Solo che celebrare la Pasqua significa che dobbiamo rimetterci per strada; significa che, anche se ci consideriamo buoni cristiani, dobbiamo metterci sempre in discussione, che dobbiamo sempre metterci “in cammino” con il Signore e che dobbiamo incontrarlo.
Dentro di noi sono ancora presenti il canto della gioia, dell’alleluia, del Gloria; nella nostra bocca ci sono ancora le parole gioiose dei riti pasquali, però questo non basta: per riconoscere il Signore presente nella nostra vita, abbiamo sempre bisogno di essere illuminati dalla Parola di Dio, dalla Sacra Scrittura, e abbiamo bisogno del Pane spezzato, nel quale Lui è presente con il Suo corpo glorioso.
Quello che ripetiamo al Salmo Responsoriale, diciamoglielo col cuore, invocando la sua vicinanza al nostro fianco perché possa essere lui la nostra guida: “Mostraci, Signore, il sentiero della vita”. Il Signore è sempre al nostro fianco, in ogni situazione della nostra vita, e ci illumina con le sue parole e con la sua presenza: cerchiamo di camminare sempre con Lui che è al nostro fianco.
Riviviamo la Pasqua, nel nostro ambiente quotidiano.

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