4 domenica di Avvento - Sito di don Antonello

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4 domenica di Avvento

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4 domenica di Avvento

Quando facciamo qualche alleanza con qualcuno, come fanno anche oggi i gruppi politici, può essere di aiuto, ma nello stesso tempo può diventare anche pericoloso, perché facendo alleanza ci impegniamo anche a seguire delle scelte che, talvolta, non condividiamo.
Nell’VIII secolo prima di Cristo, sta emergendo la potenza degli Assiri e si forma una alleanza tra le nazioni per contrastare questa potenza. Il re Acaz non aderisce a questa alleanza contro il re assiro, perché ha già deciso di allearsi con lui per essere aiutato a tenere il suo regno: invece di fare alleanza con Dio preferisce allearsi con il re assiro. Quando Isaia si reca da Acaz per proporgli di chiedere a Dio un segno della sua presenza, il re non gradisce questa visita, perché se avesse avuto un segno della potenza di Dio, avrebbe dovuto cambiare il suo piano di allearsi con la potenza assira, e non si allea con Dio, ma si allea con gli assiri.
Però, Dio stesso stabilisce un segno che si realizzerà il giorno di Natale, e attraverso le parole di Isaia afferma: “Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele”.
Oggi abbiamo acceso la quarta candela della corona di Avvento: ricordo che la prima candela significava la nostra speranza che il Signore venisse per essere Luce dell’uomo, la seconda significava la fiducia che Gesù nascesse nel nostro cuore, e la terza candela accesa mostrava la gioia presente nel nostro cuore per la venuta del Signore.
La quarta candela era spenta, la abbiamo accesa oggi, e questa candela ardente, che brucia, significa la fiamma viva che ora è presente nel nostro cuore e che ci rende disponibili a Dio, al Signore. È il segno della Alleanza che vogliamo stabilire, non con gli uomini, ma che vogliamo stabilire con Dio. Ma non è sempre facile fare alleanza con Dio, perché spesso Dio è scomodo: parla, agisce e ci chiede di realizzare i suoi progetti che sono sorprendenti e rischiosi, come ha chiesto a Maria e a Giuseppe.
Acaz, per paura di perdere i suoi progetti, non si è voluto fidare di Dio, e anche la nostra fede in Dio non è sempre costante, è superficiale, e ci limitiamo a fare le nostre preghiere la mattina, la sera, o a recitare il rosario, però la nostra vita non cambia: facciamo in modo di avere sempre accesa nel nostro cuore la quarta candela, essendo sempre disponibili a Dio, ascoltando la sua parola e mettendola in pratica nella nostra vita, come hanno fatto Giuseppe e Maria.
Nel Vangelo odierno, Giuseppe è definito “uomo giusto”: la giustizia è quella che fanno i giudici nei processi, quando applicano le leggi, senza curarsi delle situazioni che le persone stanno vivendo. Giuseppe non era così, non vuole approfittare della legge per soddisfare il suo orgoglio che è stato ferito, non vuole suscitare una chiassata pubblica che avrebbe messo in difficoltà la sua futura sposa che aspettava un bambino senza il matrimonio. Giuseppe è “giusto” perché rispetta Maria, perché rispetta la sua gravidanza inaspettata. In questa situazione Giuseppe aveva scelto di “ripudiarla in segreto”, perché questo provocava meno disagio in Maria e testimoniava che il suo amore verso Maria era inalterato.
Giuseppe è “giusto” perché si fida di Dio e accetta di prendere Maria come sua sposa, e accetta di fare da padre a Gesù, davanti alla Legge: accoglie di fare la volontà di Dio, e anche se era padre di Gesù non fisicamente, ma aveva una paternità di cuore, mette Gesù, seguendo la Legge, mette Gesù come discendente di Davide. Gesù è l’Emmanuele, il “Dio con noi”: Dio entra e partecipa alla nostra storia di uomini.
Con la nostra vita di amore e di donazione, facciamo in modo di tenere sempre presente Dio nella nostra storia umana.   

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