34 domenica . Cristo Re - Sito di don Antonello

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34 domenica . Cristo Re

Liturgia della Parola > Tempo Ordinario
34 Solennità di Cristo Re

Abbiamo passato un anno assieme al Signore, iniziando nel periodo di Avvento quando abbiamo atteso la sua venuta, assieme al Battista e Maria Santissima che lo ha generato. Siamo stati con Gesù anche nella grotta di Betlemme dove lo abbiamo onorato con le nostre preghiere e con momenti di commozione, e successivamente siamo stati con Lui anche quando ha iniziato la sua missione e predicazione in mezzo al popolo e ci siamo nutriti delle sue Parole. Abbiamo sofferto con Lui quando è stato tradito e rifiutato dai suoi discepoli, e lo abbiamo accompagnato sul Calvario piangendo per la sua crocifissione, sino a quando abbiamo partecipato alla sua Resurrezione dai morti, che è preannuncio della nostra risurrezione.
Dopo questo cammino che abbiamo fatto con il Signore, oggi concludiamo l’ Anno Liturgico celebrando la Solennità di Gesù Cristo Re dell’universo. Certamente a molti può sembrare strana questa immagine di Gesù che è presentato come Re. Oggi parliamo prevalentemente di democrazia e sono ormai rare le figure di Re che sono presenti nella nostra società. Quando parliamo di un Re pensiamo subito a colui che ha il potere, che domina sugli altri e che, magari, li sfrutta: non è questa l’immagine di Gesù Re, che oggi la liturgia ci vuole proporre, anche se, purtroppo, in molti dipinti Cristo Re ci viene presentato con la corona d’oro, con lo scettro, adornato con un  prezioso manto e seduto su un bellissimo trono. La corona che ha Gesù come Re, non è una corona d’oro, ma è la corona di spine; il manto che lo riveste non è prezioso, ma è il rosso del suo sangue; il trono su cui è diventato Re è la croce, dove è morto per i nostri peccati. Il suo Regno è un Regno d’amore, amore che deve entrare nel nostro cuore e nel cuore di tutta l’umanità. Deve essere lo stile della nostra vita.
Gesù è un Re, sì ma è un re pastore,  che si prende cura del suo popolo e lo salva dal peccato; Gesù è un re giudice, che ci giudica anche per il nostro rapporto con i poveri e con gli abbandonati. È questo il suo stile di vita: è Re, perché ama tutti senza distinzioni di razza o di religione. Dopo tanti anni che siamo stati con Lui, dopo aver ascoltato  tutte le sue parole, anche noi dovremmo avere il suo stesso stile di vita che è l’amore. Spesso Gesù ha detto che il Regno di Dio, che il regno dell’amore è in mezzo a noi. Ma vediamo che nella nostra società ci sono tante ingiustizie, che i lavoratoti son sfruttati, che molte persone sono rifiutate e non accettate; notiamo che c’è tanto odio tra i popoli e tra le varie religioni, che ci sono tanti modi nei quali facciamo guerra tra di noi, e spesso pensiamo che realizzare il Regno di Dio in questa terra sia impossibile. Tante volte ci sembra che domini il male, perché non è sempre presente l’amore per gli altri.
Non preoccuparsi degli altri è un male che era presente anche presso gli ebrei, ed Ezechiele (prima lettura) condanna i pastori di Israele che hanno sfruttato il popolo e non se ne sono presi cura, però Dio promette sempre il suo intervento di aiuto. Questa è una consolazione per tutti noi: anche quando ci sentiamo abbandonati, quando siamo in mezzo a tante difficoltà e tante prove, non siamo soli, perché Dio ci è sempre vicino e ci sostiene con il suo aiuto. Anche Paolo, nel brano della 1.a Corinzi, ci ricorda che Gesù è Re perché ha sconfitto il peccato e la morte, anche se dobbiamo ancora lottare contro il male presente in ciascuno di noi e nella nostra società per sconfiggerlo definitivamente, in modo che possiamo entrare nel regno del Padre.
Come ha fatto Gesù, anche noi nella nostra vita dobbiamo scegliere la strada dell’amore, nei confronti di Dio e verso i nostri fratelli. Cerchiamo di dimostrare concretamente che amiamo Dio: non basta solo pregare Dio in chiesa o a casa, ma Dio è presente anche nel fratello che giudico, che critico, che è maltrattato, che ha bisogno del mio aiuto, e anche su questo saremo giudicati alla fine dei tempi. Infatti troviamo queste parole che dovrebbero farci riflettere su come è la nostra vita: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi più piccoli, l’avete fatto a me”. “Ho avuto fame, sete, ero straniero, nudo, malato, in carcere, …, e siete venuti a trovarmi”.
Questa solennità che stiamo celebrando, chiude e apre: chiude il cammino che abbiamo percorso quest’anno liturgico, ma apre il nostro cuore a una nuova vita di offerta di noi stessi e di amore verso Dio e verso i nostri fratelli.

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