Ascensione del Signore
Liturgia della Parola > Tempo Pasquale
Ascensione al Cielo
Durante il lungo discorso fatto all’Ultima Cena, Gesù aveva affermato “un poco e non mi vedrete più; un altro poco e mi vedrete”, e accennava alla sua morte (“un poco e non mi vedrete”, cioè non lo vedranno perché dopo la morte sarà nel sepolcro per tre giorni, e dice “un altro poco e mi vedrete”, accennando alla sua Resurrezione, quando lo potranno vedere nuovamente). Ma queste parole di Gesù, “Un poco e non mi vedrete più; un altro poco e mi vedrete”, oltre che riferirle alla sua Passione, Morte e Resurrezione, noi possiamo applicarle anche alla solennità che stiamo celebrando oggi, quella della sua Ascensione al cielo, quando si allontanerà fisicamente dai suoi discepoli.
Sono poche le parole che ci vengono riferite sulla sua Ascensione: Luca ci dice che mentre Gesù benediceva gli apostoli, “si staccò da loro e veniva portato su in cielo”, e anche gli Atti degli Apostoli ci dicono che “mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi”; quel Gesù che per tre anni è stato con gli apostoli, che ha compiuto tanti miracoli, che ha manifestato la Parola di Dio, ora sale nei cieli dove siede alla destra del Padre, e continua a essere quello che aveva cercato quando era uomo come noi, cioè sarà in perfetta unione con Dio suo Padre.
Gesù si allontana fisicamente dagli apostoli che avrebbero preferito che lui fosse stato sempre presente per essere aiutati nei momenti della difficoltà, come facciamo anche noi che preferiremo che il Signore fosse presente, vicino a noi, perché potessimo essere più tranquilli; e invece lui se ne va, e ci lascia soli. Visto che si allontana fisicamente da noi, per quale motivo noi facciamo festa? Non perché si è allontanato, ma Gesù stesso aveva detto agli apostoli che era un bene per loro che Lui andasse via, perché avrebbe inviato lo Spirito Santo che gli avrebbe illuminati nelle loro scelte e avrebbe fatto conoscere pienamente le sue parole.
“Un poco e non mi vedrete più; un altro poco e mi vedrete”: questa frase di Gesù possiamo applicarla anche alla Ascensione – Pentecoste. Dopo la sua morte non lo vedono per poco tempo, ma dopo la Resurrezione lo vedono nuovamente; e anche dopo l’Ascensione non lo vedono, sempre per poco tempo, ma con la discesa dello Spirito Santo lo vedono nuovamente, e anche noi lo vediamo, perché lo Spirito Santo rende presente Gesù nel nostro cuore e all’interno della comunità. Facciamo festa perché non siamo più soli, e dopo la sua Ascensione invia a noi il dono dello Spirito Santo che lo rende presente tra noi.
Dopo l’Ascensione gli apostoli restano a fissare, a contemplare il cielo, forse con la speranza di vedere il volto di Dio, ma il volto di Dio lo troviamo negli altri, nei poveri, negli ammalati, nei bisognosi; noi preferiremo contemplare il volto di Dio, radioso e luminoso, e ci costa molto vedere il volto di Dio nelle facce rugose e sanguinanti dei nostri fratelli, che sono sempre immagine di Dio, anche se sono profughi.
Dopo l’Ascensione gli Apostoli non si sono scoraggiati, ma “tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio”, e iniziano a rispondere all’invito che Gesù aveva rivolto loro di andare e fare suoi discepoli tutti i popoli.
Non fermiamoci a contemplare il cielo per vedere la gloria di Dio, ma, come hanno fatto gli apostoli, torniamo anche noi a “Gerusalemme”: nella nostra famiglia, nella comunità, nel nostro ambiente, dove possiamo annunciare la presenza di Dio e testimoniare, con la nostra vita, la sua Parola. Vivendo in questo modo, anche per noi si realizzerà già da oggi l’Ascensione, la nostra salita verso Dio, perché già qui sulla terra saremo in una perfetta unione con Lui, nostro Padre.