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5 domenica Ordinario

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5 domenica Ordinario

Talvolta siamo preoccupati perché notiamo che c’è un calo numerico delle vocazioni nella Chiesa, e forse siamo preoccupati anche perché vediamo che ci sono spesso tanti scandali da parte delle persone consacrate, ma, nonostante questo, notiamo che ancora oggi ci sono persone che scelgono di annunciare la Parola di Dio, e diventano sacerdoti, frati, suore o si dedicano al volontariato. Spero di non dire una eresia, ma chi regge veramente la Chiesa, non è il Papa, i vescovi, le persone consacrate, perché tutti noi davanti a Dio dobbiamo riconoscere che siamo niente, che siamo inutili, ma chi regge veramente la Chiesa è Dio, che si serve anche delle persone fragili che si rendono disponibili agli altri.
Anche Isaia, (prima lettura), si riteneva indegno. Ha una visione e vede il Signore su un trono, attorniato dai Serafini che proclamano “Santo, santo, santo il Signore degli eserciti”. Isaia si sente perduto e riconosce che ha il cuore impuro e non è degno di stare lì. Ma il Signore lo rassicura e gli manda un serafino con un tizzone ardente che toccandogli le labbra lo purifica e lo lava da ogni colpa. E quando sente la voce di Dio che domanda “Chi manderò e chi andrà per noi?”, subito Isaia risponde “Eccomi, manda me!”. Si rende disponibile.
Anche Paolo è stato chiamato ad annunciare il Vangelo, e anche lui riconosce che, davanti a Dio, lui è un “aborto” e non ritiene neppure che debba essere chiamato apostolo, perché aveva perseguitato la Chiesa, però adesso è pieno della grazia di Dio che lo ha chiamato ad annunciare il Vangelo.
L’evangelista Luca, in questo brano del Vangelo, ci racconta la chiamata dei primi apostoli: Pietro, pescatore, suo fratello Andrea, e altri due fratelli, Giacomo e Giovanni, anch’essi pescatori. Gesù chiede loro di accoglierlo sulla loro barca, e dalla barca insegna alla folla. Non si parla di cosa dice nel suo insegnamento, ma si parla di quello che succede “dopo” l’insegnamento: Gesù chiede ai quattro, Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni, di mettersi a pescare, anche se in tutta la notte di pesca non erano riusciti a prendere nulla. Ma, si fidano della sua Parola, e il risultato è una pesca miracolosa, tanto da riempire due barche. È la rivelazione che Gesù è il Messia, e questo fatto suscita la fede in Lui.
Anche Pietro si sente peccatore e non si ritiene degno di stargli accanto, ed esclama “Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore”. Ma Gesù lo invita a non temere e lo prende al suo servizio: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. Ed essi, “lasciarono tutto e lo seguirono”.
Dio chiama! Dio vuole salvare gli uomini servendosi di altri uomini, anche fragili e peccatori, che però collaborino con la sua opera. Ogni chiamata da parte di Dio è missione e servizio per il Suo Regno. E questo vale per Isaia, per Paolo, per gli apostoli, che devono annunciare la Parola di Dio, anche se sono peccatori. Ma questo vale anche per noi cristiani, anche se non abbiamo un compito particolare come Isaia, come Paolo o come gli apostoli: siamo dei veri cristiani non solo se preghiamo, se facciamo opere buone o se evitiamo il peccato, ma siamo veri cristiani se cerchiamo di essere principalmente luce per gli altri; siamo veri cristiani se aiutiamo gli altri a mettersi al servizio di Dio.
La nostra missione, la nostra vocazione è questa: con la nostra vita dobbiamo portare nel mondo il messaggio di Cristo. È una missione che non è facile, come era difficile la pesca degli apostoli, è una missione che non è sempre fruttuosa, ma che dobbiamo compiere, fidandoci della sua Parola: “ma sulla tua parola getterò le reti”, anche se siamo peccatori.

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