6 domenica Ordinario
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6 domenica Ordinario
L’invito che oggi la Liturgia ci rivolge è che non dobbiamo fare affidamento su noi stessi o sulle nostre capacità, e non dobbiamo neppure sentirci tranquilli e sicuri perché abbiamo molti beni, ma la Liturgia ci dice che dobbiamo fare affidamento solo su Dio, e dobbiamo mettere da parte tutte quelle realtà, tutti i beni, che ci impediscono di entrare in rapporto di amicizia con lui.
Questa realtà ce la mostra anche il profeta Geremia, nella prima lettura, quando usa parole tremende affermando che è “maledetto l’uomo che confida nell’uomo e pone nella carne il suo sostegno”: è “maledetto” l’uomo, proprio perché si allontana da Dio, invece, ci dice sempre Geremia, è “benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia”: allora l’uomo non smette di produrre frutti. Purtroppo oggi non abbiamo sempre fiducia in Dio, ma confidiamo nelle nostre capacità, nei nostri beni, siamo tranquilli perché ci riteniamo superiori agli altri, etc.
Sinceramente a noi non manca nulla, abbiamo tutto, anche se vorremmo sempre di più, però, nonostante abbiamo tutto, siamo insoddisfatti della vita. Quante persone che sono ricche, arrivano al suicido, proprio perché sono insoddisfatte della propria vita che non ha valori? Quante persone ricche e famose, e quanti giovani, che certe volte hanno troppo, sono delusi della propria vita, arrivano al suicidio o fuggono verso la droga o verso la violenza, perché la loro vita è insopportabile, in quanto è priva di veri valori? Dagli articoli che leggiamo, dalle proposte che ci vengono fatte in TV, dai falsi valori che ci vengono presentati, in ciascuno di noi viene l’ansia, la preoccupazione, e possiamo arrivare a questi estremi rimedi. Solo se ci immergiamo in Dio con la nostra preghiera, riusciamo a trovare la pace e la serenità.
Anche il Vangelo è in questa direzione. Gesù ci dice “Beati voi poveri, voi che ora avete fame, voi che ora piangete”. Perché “Beati”? Beati perché si piange, perché si ha fame o perché si è poveri? No! Queste sono realtà umane dovute all’egoismo e alla ingiustizia, che dobbiamo superare. Siamo Beati perché trovandoci in queste miserie, non possiamo fare conto sulle realtà umane, ma abbiamo la possibilità di fidarci solo di Dio e di buttarci nelle sue mani. Siamo “Beati” quando ci insulteranno e ci odieranno perché testimoniamo la Parola di Dio.
Ma Gesù esclama anche dei “guai a voi”, che sono un avvertimento, un incoraggiamento, un atto di amore per insegnarci a vivere non legati alle realtà umane: Guai a voi ricchi, perché state facendo una scelta sbagliata avendo come valore fondamentale la ricchezza, guai a voi che ora siete sazi, perché resterete delusi nell’avere come valore il possesso, guai a voi che ridete per autosufficienza, perché un giorno piangerete.
In altre parti del Vangelo, al discorso di Gesù, anche gli apostoli hanno esclamato “Signore, questo discorso è duro!”. Forse anche noi, davanti a questa pagina del Vangelo possiamo esclamare “Questo discorso è duro. È impossibile da realizzare”. Siamo invitati ad avere fiducia nel Signore, e allora scopriremo e sperimenteremo la realtà dell’amore di Dio, che si manifesta nonostante le avversità, i problemi, i dolori, nonostante le nostre lacrime. Il Signore non ci abbandona mai ed è sempre vicino a ciascuno di noi.
Cristo è risorto dai morti, e la Resurrezione di Cristo ci mostra che la nostra vita terrena non è solo un inverno nel quale sperimentiamo la sofferenza e il dolore, ma credere nella Resurrezione di Cristo ci mostra che è già iniziata la primavera nella nostra vita, perché siamo orientati verso la pienezza di Dio.
Il nostro tesoro è Dio, e dov’è il nostro tesoro, la sarà anche il nostro cuore.