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2 Ordinario

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2 domenica Ordinario

In questo periodo abbiamo visto varie manifestazioni di Gesù: si manifesta ai pastori, persone semplici e umili del popolo ebreo, si manifesta, come salvatore dell’umanità,  ai Magi, che sono stranieri, e, nel momento del battesimo, da Dio viene manifestato ufficialmente come suo Figlio. In tutto il Vangelo notiamo che Gesù, attraverso i miracoli e le guarigioni, si interessa del bene delle persone e le guarisce. Dopo il battesimo, Gesù inizia la sua missione e ci può sembrare strano che nel primo miracolo che compie, il miracolo di Cana, non guarisca una persona, ma si interessi della riuscita di una festa di nozze. È un banchetto come tanti altri, dove c’è allegria e dove spesso, con malizia, non si rispettano i giusti limiti morali. Probabilmente Giovanni Battista, persona molto austera, non vi avrebbe partecipato; invece, Gesù ci va e provvede al vino che inizia a mancare.
Questa pagina di Giovanni ci mostra che Gesù non vuole solo i nostri sacrifici ma vuole anche la nostra gioia: come cristiani non possiamo trasformare la nostra vita solo in qualcosa di serio, ma la nostra vita è composta anche dalla gioia. Non ho mai pensato che la Quaresima fosse solo un periodo di tristezza e di dolore. Anche la quaresima è gioia. In noi cristiani deve essere sempre presente la gioia e non la tristezza. È tremendo vedere un cristiano che è sempre triste e non felice. Il cambiamento dell’acqua in vino è il primo segno che Gesù compie, e quindi deve necessariamente significare qualcosa che illumina tutta l’opera di Gesù e che deve illuminare anche la nostra vita.
Il tema nuziale è sempre presente nell’Antico Testamento: Dio ama il popolo come uno sposo ama la sua sposa, sposa che molte volte non risponde al suo amore. È la nostra stessa storia: con il battesimo, anche noi siamo entrati nella alleanza nuziale con il Signore e cerchiamo di essere fedeli a questa alleanza, però, nonostante la nostra buona volontà, qualche volta non rispondiamo all’amore del Signore. Cerchiamo di essere osservanti, ma spesso non abbiamo la tenerezza nei suoi confronti e non abbiamo l’affetto nuziale, non rispondiamo al suo amore.
Nella Bibbia, spesso, il simbolo del vino viene usato per parlare dell’amore; “il tuo amore è meglio del vino”, ci dice il Cantico dei Cantici, i profeti ci mostrano che Dio sposa la sua vigna che siamo noi, cioè, Dio si sposa con l’umanità, la Chiesa è la sposa di Dio.
Chi provvedeva al vino, perché non mancasse, era lo sposo. Questo brano ci mostra che Gesù sostituisce lo sposo: è Lui che sostituisce l’acqua che abbiamo nel nostro cuore con l’Amore. È questa la realtà nuova,  l’alleanza nuova che Dio stabilisce con tutti noi.
A Cana ci sono due coppie: la coppia dei giovani sposi, che non vengono mai nominati, e la coppia formata da Gesù e da sua Madre, Madre che ritroveremo anche ai piedi della Croce dove diventerà la nostra Madre, la Madre di tutta l’umanità. Maria è stata Madre perché ha ricevuto il Verbo come un seme e ha generato Dio nel mondo, è stata Madre perché ha partorito Gesù alla vita pubblica, e Maria ci mostra che anche noi, per essere veramente “sposati” con il Signore, dobbiamo accogliere la Sua Parola e dobbiamo donarla al mondo.
Questa festa delle Nozze di Cana non ci vuole mostrare il miracolo di Gesù che trasforma l’acqua in vino, ma ci vuole indicare che tutti siamo chiamati a partecipare alle nozze con Dio. È Gesù che ci dona il vino dell’amore. Lo Sposo è Cristo e la Sposa è la Chiesa, siamo tutti noi: accogliamo il vino dell’Amore che Dio ci dona, per poter essere delle persone di pace, di amore, che si dedicano al servizio di Dio e di tutti i fratelli.

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